Albano Galati è in grado di affrontare un eventuale processo. È quanto stabilito dal professor Roberto Catanesi, incaricato lo scorso 27 maggio dalla Gip Giulia Proto del Tribunale di Lecce nello svolgimento di una perizia psichiatrica per accertare le capacità di intendere e di volere e di affrontare un processo per l’uomo 56enne di Taurisano che lo scorso 16 marzo ha ucciso in casa la Moglie, Aneta Danelczyk, con oltre venti coltellate. In carcere l’uomo tentò poi di togliersi la vita.
La procura conferì l’incarico a Catanesi, professore di psicopatologia forense all’Università di Bari. Mentre i familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Francesca Conte, incaricarono la dottoressa Amelia Martano, quale perito di parte. Le perizie saranno poi illustrate nell’udienza per il contraddittorio fissata per il prossimo 26 ottobre. Nelle ore successive all’atroce delitto, Galati raccontò di non ricordare nulla, di non essere stato lui ad uccidere la moglie. Ma secondo l’esperto si è trattato di una amnesia psicogena, post evento, per definizione del tutto ininfluente ai fini del giudizio di imputabilità perchè si tratta di reazione cronologicamente successiva al fatto e perchè ha quale presupposto proprio la consapevolezza critica dell’accaduto da parte dell’interessato, che dalla realtà dell’omicidio si difende – dopo l’accaduto – non ricordandola, escludendola cioè al pensiero cosciente. Galati, inoltre, per il dottor Catanesi, tende ad amplificare i sintomi, arrivando in alcuni momenti alla teatralizzazione della sua sofferenza. Le conclusioni della perizia portano ad affermare che Galati non era affetto, al momento dei fatti, da infermità, anche temporanee, in grado di incidere sulla capacità di intendere e di volere, ritenendolo dunque imputabile.
Al momento – per l’esperto – il 56enne presenta una condizione clinica come disturbo dell’adattamento con ansia e umore depresso, ma è in grado di partecipare coscientemente ad un eventuale processo.
