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Il ritorno del cianciolo, una minaccia per il nostro mare

GALLIPOLI – Era il giorno di Ferragosto quando alla nostra redazione arrivarono alcuni video girati al porto di Gallipoli. Le immagini ritraevano un peschereccio siciliano intento a caricare pesce su un camion, sollevando il sospetto del ritorno della pesca con il cianciòlo, una pratica dannosa per l’habitat marino e per i pescatori locali. Dopo la diffusione del servizio, il peschereccio si è allontanato, probabilmente fermandosi al largo per qualche giorno. Nelle scorse ore, la stessa imbarcazione è tornata, attraccando nuovamente nel porto di Gallipoli, dove un camion proveniente dalla provincia di Napoli ha effettuato un nuovo carico, questa volta di ricciole.

Preoccupati per la situazione, alcuni pescatori presenti hanno allertato le forze dell’ordine. Carabinieri, polizia e guardia costiera sono intervenuti, effettuando controlli sul peschereccio e ascoltando il comandante, ma non è stata rilevata alcuna irregolarità, anche perché alla base vi è un regolamento marittimo datato 2 ottobre 1968, che sancisce norme oggi obsolete e inadeguate per proteggere le risorse marine. Sebbene le operazioni risultino formalmente regolari, i pescatori denunciano che l’impatto della pesca con il cianciòlo mette a rischio l’habitat marino e in difficoltà la piccola pesca locale.

La tecnica del cianciòlo, utilizzata spesso di notte, sfrutta moderni ecoscandagli per individuare i banchi di pesce nelle zone di ripopolamento ittico, come le secche, dove i fondali sono inferiori a quanto consentito. Purtroppo, molte delle imbarcazioni coinvolte in queste attività non superano i 15 metri di lunghezza, il che le esonera dall’obbligo di installare sistemi di geolocalizzazione, rendendo difficile il loro monitoraggio. Questo permette loro di operare nelle zone vietate senza timore di sanzioni immediate. Anche qualora fossero colte sul fatto, le conseguenze sarebbero minime: un semplice verbale di 4.000 euro e la decurtazione di punti dalla patente nautica, una cifra irrisoria se comparata ai profitti generati da una sola notte di pesca illegale.

Il problema, già sollevato dal consigliere regionale Paolo Pagliaro, che nel 2022 aveva proposto l’istituzione di “zone cuscinetto” per vietare lo stazionamento dei grandi pescherecci in prossimità delle secche, rimane irrisolto. La gravità della situazione continua ad essere minimizzare anche perchè le imbarcazioni coinvolte sono tecnicamente conformi alle normative vigenti.

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