CASTRI DI LECCE – È il giorno della sentenza, al culmine del processo nato per fare chiarezza sull’ omicidio di Donato Montinaro, falegname in pensione 76enne di Castri di Lecce, ucciso in casa sua l’11 giugno del 2022.
A leggere il dispositivo, in tarda mattinata, sarà il presidente della Corte d’Assise Pietro Baffa, nell’aula bunker del carcere di Lecce.
Una rapina sfociata nel sangue, con la vittima imbavagliata e legata ad un tavolo fino a morire per asfissia: questo hanno ricostruito le indagini, culminate nei giorni successivi all’assassinio nell’arresto dei quattro presunti responsabili, per i quali il pm Erika Masetti ha invocato pene esemplari.
Ha richiesto la condanna all’ergastolo per Patrizia Piccinni, Angela Martella ed Emanuele Forte. Una pena “più lieve”, a 27 anni, è stata invece sollecitata per Antonio Esposito, in ragione del riconoscimento delle attenuanti generiche dovute al comportamento collaborativo avuto sin dal momento dell’arresto e al pentimento, ritenuto sincero.
“Non siamo di certo davanti a quattro professionisti del crimine. Siamo davanti a quattro poveri squattrinati che pensavano di compiere una rapina in un’abitazione indistrurbati e che, scoperti dal proprietario che sapevano essere in casa, si sono fatti sfuggire la situazione di mano”. È stato questo il senso delle arringhe difensive.
“Non ci sono prove concrete – hanno aggiunto gli avvocati – che avallino l’ipotesi della premeditazione o della volontà di uccidere“. La richiesta avanzata dai legali degli imputati – gli avvocati Alemanno, Maria Costantino e Puce – è di una pena giusta, commisurata alle reali responsabilità degli imputati. Per Patrizia Piccini, ritenuta dall’accusa ideatrice della rapina, l’avvocato Silvio Verri ha chiesto, invece, l’assoluzione: a suo avviso non sussistono le prove che la donna quel giorno sia entrata in casa della vittima.
