GALLIPOLI – Sono in custodia nell’ospedale “Sacro Cuore di Gesù” i resti ossei adocchiati da alcuni passanti che domenica pomeriggio stavano facendo una passeggiata lungo il litorale nord di Gallipoli, tra Rivabella e Torre Sabea. La loro attenzione è stata attirata da ossa, assimilabili già a prima vista a resti umani, che fluttuavano in acqua a ridosso degli scogli. Non distante anche un vecchio stivale in gomma. Una circostanza sospetta che ha spinto ad allertare subito le Forze dell’Ordine.
Contattati i carabinieri della compagnia locale, i resti sono stati recuperati dai militari e trasferiti in ospedale dove – su incarico della Procura – dovrebbero svolgersi accertamenti clinici per fugare ogni dubbio sulla loro natura. Una tibia e un perone: questo sembrerebbero a prima vista. L’ipotesi resti umani, dunque, non è affatto esclusa.
Il pensiero di molti è subito volato a Luigi Peluso, pescatore 58enne scomparso nelle acque di Porto Cesareo il 5 ottobre scorso e il cui corpo non è stato mai ritrovato.
Secondo le ipotesi formulate dagli inquirenti sarebbe caduto in mare durante una battuta di pesca tra Torre Uluzzo e la Strea. La sua barca fu ritrovata con il motore ancora acceso.
Due settimane dopo, una ventina di chilometri più a sud, in località la Reggia il ritrovamento in mare del cadavere di un uomo aveva acceso la speranza di potergli dare una degna sepoltura, salvo poi rivelarsi di un 77enne di Parabita scomparso qualche giorno prima.
Un altro giallo legato al ritrovamento di ossa umane sempre a Gallipoli risale all’estate del 2019: un cadavere carbonizzato fu rinvenuto nella pineta di Parco Punta Pizzo. Nonostante la particolarità di una placca ortopedica ad un arto inferiore, l’identità dell’uomo non è mai stata accertata nè associata ad una denuncia di scomparsa, tanto che il caso fu poi archiviato.
