Cronaca

Agguato su viale Grassi, Calcagnile al Gip: “Mi vessavano, mi sono vendicato”

LECCE – Insieme ad un suo amico, Cristian Salierno – gambizzato sabato mattina su viale Grassi a Lecce – avrebbe ostacolato la relazione tra il suo attentatore, Giuseppe Calcagnile, e la donna di cui si era innamorato. Salierno e il suo amico, a dire di Calcagnile, sabato mattina presto lo avrebbero persino raggiunto in casa sua e pestato mentre stava ancora dormendo. Ecco perchè lui, di tutta risposta, li avrebbe seguiti fino al bar per poi sparare al loro indirizzo per vendetta. Salierno, tutt’ora ricoverato al “Fazzi”, era seduto ad un tavolino SU strda. Il suo amico, invece, è subito entrato all’interno del bar: a salvarlo è stata la rapidità.

È quanto ha ricostruito nelle scorse ore lo stesso Calcagnile, 41enne leccese sottoposto dalla Gip Giulia Proto all’interrogatorio di convalida del fermo, con al fianco il suo legale l’avvocato Lucia Longo. Incastrato dalle telecamere di videosorveglianza, una volta accompagnato in Questura aveva reso da subito dichiarazioni spontanee, assumendosi la paternità dell’agguato.

“Ho sparato per vendetta” ha rimarcato alla Gip, spiegando che oltre a Salierno avrebbe voluto indirizzare la pistola anche all’altro uomo che era insieme a lui.

“Da tempo entrambi mi inseguivano, minacciavano e più volte mi hanno aggredito – ha aggiunto – tutto questo per farmi interrompere la relazione che avevo da poco intrapreso con la parente di uno di loro”.

“Volevo intimidirli, ma non ucciderli” ha poi precisato, perchè di quelle vessazioni subite periodicamente – ha motivato – proprio non ne poteva più.

Al margine dell’interrogatorio ha poi denunciato la vittima dell’agguato e il secondo uomo che quel sabato era insieme a lui.

Salierno, si diceva, è ancora ricoverato. Il suo nome era già noto alle cronache locali perchè coinvolto nell’operazione Final Blow, su droga e intimidazioni. Dopo aver scontato due anni in carcere, per i restanti due e mezzo della pena patteggiata aveva ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali.

È anche per questo che da subito non è stata esclusa l’ipotesi della matrice mafiosa dell’agguato, che il responsabile ha poi però smentito.

Le indagini della Squadra mobile ad ogni modo continueranno per fugare ogni dubbio.

 

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