LECCE –Un agguato a colpi di pistola, in pieno giorno e su una strada trafficatissima: è quanto accaduto a Lecce questo lunedì mattina.
Mancano pochi minuti alle 10 quando un soggetto, a volto scoperto e a piedi, raggiunge a passo spedito Cristian Salierno, 41 anni di Lecce. Salierno sta consumando un caffè in solitaria ed è seduto ai tavolini esterni del bar “Caffè dell’angolo” su viale Grassi.
L’uomo si avvicina alla vittima e tira fuori una pistola, indirizza almeno due spari alle gambe di Salierno riuscendo a colpirlo. Poi, sempre a piedi, guadagna di corsa la fuga. Intanto all’esterno del bar si scatena il panico: vengono allertati subito i soccorsi e le Forze dell’Ordine. Sopraggiungono gli agenti della Squadra Mobile, insieme a Scientifica e Carabinieri. Un’ambulanza, intanto, trasporta la vittima a sirene spiegate al “Vito Fazzi”, dove il 41enne arriva cosciente e dove è attualmente ricoverato. Non è in pericolo di vita.
Le indagini sono affidate alla Squadra Mobile. Salierno ha già riferito agli agenti di non conoscere l’uomo che gli ha teso l’agguato. Le telecamere di videosorveglianza installate in zona potrebbero rivelarsi cruciali.
Cristian Salierno è già noto alle Forze dell’Ordine: è stato condannato 4 anni e mezzo di carcere, patteggiando la pena, al margine dell’operazione denominata “Final Blow” che nel febbraio del 2020 portò all’arresto di ben 69 persone.
Il lavoro investigativo di Squadra Mobile e Direzione Antimafia permisero di accertare la consolidata egemonia su Lecce del Clan Pepe, sodalizio criminale con un controllo ormai esclusivo nel capoluogo di provincia e in molti comuni limitrofi e con un core business basato su droga, gioco d’azzardo, armi ed estorsioni.
Scontata la sua pena, per metà dietro le sbarre, Salierno aveva poi lasciato il carcere, ottenendo l’affidamento in prova ai servizi sociali. Misura alternativa attualmente in corso.
Se ci sia o meno un nesso con questo precedente della vittima e l’agguato delle scorse ore saranno gli inquirenti a stabilirlo. In primis stringendo il cerchio sull’attentatore.