Attualità

Riscaldamento rotto ad Infettivi del Fazzi, pazienti con le coperte portate da casa

Ospedale Vito Fazzi

LECCE – Per quattro giorni sono rimasti al freddo e senza acqua calda a causa della rottura dell’impianto termico, chiedendo così ai familiari di portare da casa delle coperte per potersi riscaldare, anche perché in reparto le coperte, come le lenzuola, non sono sufficienti. Lo sfogo, amaro, è di uno dei pazienti ricoverati da alcuni giorni all’interno della Divisione Infettivi del nosocomio leccese e che ci prega di mantenere l’anonimato. Il rammarico è tutto nelle sue parole: “L’impianto ha ripreso a funzionare domenica mattina, ma per quattro giorni abbiamo patito il freddo, dice con un filo di voce. E aggiunge: “Personalmente ho chiesto delle coperte ma mi è stato risposto che purtroppo non erano disponibili, così ha dovuto chiedere ai miei familiari di portarle da casa”. Ma non è l’unica criticità che il paziente leccese denuncia: “Anche le lenzuola in questo reparto scarseggiano. Ieri l’altro a causa della fuoriuscita della flebo dal braccio, si sono completamente bagnate e quindi ho chiesto gentilmente che mi venissero cambiate. Purtroppo, però, non ce ne erano a disposizione, così abbiamo dovuto girarle affinché non restassi con quelle bagnate sulla parte alta del corpo”. Una situazione di criticità denunciata anche da altri pazienti e dai loro familiari, che raccontano di come spesso si debba fare i conti anche con l’impianto per l’erogazione dell’ossigeno che funziona a singhiozzo. Ma c’è anche il problema della carenza cronica di personale infermieristico e di operatori socio sanitari. Dice ancora il paziente: “Sono in pochi, e quelli che ci sono si fanno in quattro pur di fronteggiare le continue emergenze. Sono in attesa di una risonanza da una settimana e mi dicono che purtroppo bisogna aspettare, perché il personale è poco e le liste sono lunghe. Spero che questa situazione cambi quanto prima, per il bene di tutti, perché la salute è un diritto ed a volte aspettare può costare caro. Adesso l’unico mio pensiero, conclude, è di uscire quanto prima da questo reparto e tornare a casa”.

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