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Elettrochemioterapia, la mozione: “attivarla anche nelle strutture salentine”

PUGLIA – Per sottoporsi all’elettrochemioterapia i pazienti oncologici in Puglia hanno tre possibilità: raggiungere l’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, l’istituto oncologico Giovanni Paolo II a Bari o rivolgersi alla Asl di Barletta. E nel Salento? Vuoto assoluto.

Ecco perché per attivare questa terapia dai molteplici vantaggi nelle strutture pubbliche e accreditate delle Asl di Lecce, Brindisi e Taranto, il consigliere regionale Paolo Pagliaro ha presentato una mozione. L’obiettivo: impegnare la Giunta Emiliano a colmare una lacuna pesante, in primis per i pazienti, ma non solo.

L’elettrochemioterapia – val la pena spiegarlo – viene impiegata per il trattamento dei tumori solidi, sia superficiali che profondi ed è poco invasiva. Nel trattamento delle metastasi sono stati riscontrati risultati soddisfacenti per circa l’80% dei casi. Consiste nell’infusione di una bassa dose di un agente chemioterapico applicando impulsi elettrici direttamente sulle cellule tumorali, mediante l’utilizzo di uno o più elettrodi ad ago. L’agente chemioterapico, che a dosaggi così bassi non sarebbe efficace contro il tumore, riesce attraverso i pori a penetrare meglio all’interno delle cellule tumorali, raggiungendo concentrazioni tali da divenire altamente efficace.

Nella mozione Pagliaro evidenzia i vantaggi per il paziente: la terapia è particolarmente indicata per i tumori della cute (che conta 15mila nuove diagnosi all’anno in tutta Italia), si esegue in appena 40 minuti e in day hospital con sedazione profonda o anestesia generale, può essere effettuata dopo o in contemporanea ad altri trattamenti (radioterapia, chemioterapia, ormonoterapia, immunoterapia) ed è ripetibile. Di più: presenta pochi effetti collaterali, migliora la qualità di vita del paziente e a pigmentazione delle cicatrici residue si attenua nel tempo. Il tutto senza considerare poi il notevole risparmio di risorse della sanità pubblica, perché si riducono al minimo i tempi di esecuzione e ospedalizzazione.

Nonostante il lungo elenco di benefici, già evidenziati 10 anni fa e ribaditi di recente dalla Melanoma Unit regionale (equipe multidisciplinare che ha posto l’accento sulla escalation delle neoplasie cutanee) al momento nel Salento di questa terapia non si può usufruire, come lamentato anche dal Centro per il Diritto alla Salute di Lecce.

“Ecco perché – spiega Pagliaro – con la mia mozione chiedo l’impegno del governo regionale a colmare questa disparità nell’offerta terapeutica per i pazienti oncologici salentini affetti da tumori cutanei che necessitano di intervento, in modo da evitare la mobilità passiva che comporta alti costi e disagi”.

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