LECCE – Quella lettera di addio in cui Julie scrive, rivolgendosi ai genitori, “non ci riesco più, non riesco ad accettare ciò che mi è successo, è troppo difficile per me rimanere sola”. E poi quel referto medico del Pronto Soccorso, ritrovato sempre in camera sua, che confermerebbe l’abuso subito dalla studentessa, ma purtroppo mai denunciato alle Forze dell’Ordine.
Sono questi gli elementi, emersi sin dalle primissime battute dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Lecce, ad aver convinto la Procura ad andare a fondo. Potrebbe essere la violenza sessuale subita ad aver spinto Julie a togliersi la vita, non riuscendo a fronteggiare il peso di quel dolore. E così, con l’ipotesi di istigazione al suicidio, è stato aperto un fascicolo di inchiesta e gli inquirenti in queste ore si starebbero già concentrando su un sospettato, un giovane della provincia di Brindisi. Il Pubblico Ministero Rosaria Petrolo in mattinata ha conferito al medico legale Alberto Tortorella l’incarico finalizzato all’esame autoptico sul corpo della giovane.
Julie, hanno raccontato coinquilini e colleghi di studio (che pure sono stati ascoltati dagli inquirenti) era una studentessa modello, una ragazza timida, di poche parole, molto concentrata sui suoi studi. La Scientifica martedì pomeriggio è tornata in via Pappacoda, nell’appartamento in cui Julie viveva con altri studenti: qui sono stati prelevati altri campioni, mentre i dispositivi elettronici della giovane sono già oggetto di studio da parte dei poliziotti.
“Penso che è arrivato il momento di fermarmi qui, non ne posso più, mi dispiace mamma e papà” queste le ultime parole scritte dalla 21enne, che prima di togliersi la vita consola la famiglia: “Vi amo tutti, non è colpa di nessuno, non ce l’ ho con nessuno perché mi avete tanto amata,ma (…) non riesco ad accettare ciò che mi è successo”.
E.F.
