LECCE – Da via Merine a via Di Valesio, dove ha sede la biblioteca interfacoltà “Pellegrino” dell’Università del Salento dove lavora ormai da anni. Da via Merine a Via Di Valesio, andata e ritorno, rischiando la vita. E’ il dramma e la sfida con il destino che Giuseppe, affetto da tetraparesi dalla nascita e costretto a muoversi su di una carrozzina motorizzata, deve affrontare ogni giorno. E già, perché via Merine, e andando oltre per via Regina Elena, via Gentile e viale Rossini, è un percorso di guerra. Buche, asfalto sconnesso, tombini che sporgono dalla sede stradale, marciapiedi senza scivoli, o lì dove sono presenti, ci sono dislivelli difficili da superare. Una sciagura, per chi è costretto a muoversi su un mezzo speciale che in quelle buche, che su quell’asfalto sconnesso e con le auto che sfrecciano sfiorandolo, deve muoversi per raggiungere il posto di lavoro o solo il centro città per una semplice commissione o per un semplice giro.
Tante le segnalazioni, tanti gli appelli, tante le richieste di intervento. Come quella inviata all’indirizzo del sindaco e dell’assessore ai lavori pubblici per segnalare questa difficoltà, per mettere a conoscenza del rischio quotidiano, per chiedere in una sola parola aiuto. Ma risposte non ne sono ami arrivate. Così, ancora oggi, Giuseppe, continua a rischiare la propria vita ogni giorni, continua a rischiare di essere travolto dalle auto mentre cerca di evitare buche e sconnessioni, continua a rimanere incastrato su marciapiedi vietati alle carrozzine, o a rimanere bloccato in mezzo agli incroci semaforizzati per via di mancanza di sincronizzazione tra gli stessi.
Ad oggi tutto resta uguale, facendo di Giuseppe un sopravvissuto. Sopravvissuto ad auto, buche e asfalto sconnesso. E sopravvissuto anche all’indifferenza.