SALENTO- Nell’annoso braccio di ferro fra Italia e Unione europea sulle concessioni balneari siamo ad un punto di svolta. Se n’è discusso ieri a Controvento, nel dibattito condotto da Cesare Vernaleone e Walter Baldacconi.
Dalla ricognizione del Governo sul demanio marittimo è emerso un dato chiaro: solo il 33% delle spiagge è già occupato. C’è dunque ampio margine per nuove concessioni, fatta salva la percentuale da riservare alla libera balneazione. E c’è di più: nel 33% emerso dalla mappatura, i lidi occupano solo il 13%. Il resto sono punti di approdo, darsene, ristoranti, bar, distributori di carburanti…
C’è un’altra novità importante: la Cassazione ha proposto di accogliere il ricorso presentato dal Sindacato Italiano Balneari per annullare le sentenze del Consiglio di Stato del novembre 2022, con cui veniva bocciata la proroga delle concessioni balneari e ne veniva fissata la scadenza al 31 dicembre 2023. La discussione nel merito è prevista il prossimo 24 ottobre. I balneari sperano che il loro ricorso venga accolto, tenendo conto della sentenza della Corte di Giustizia europea dell’aprile scorso, che ha sancito un principio fondamentale.
Il nodo del contendere è l’interpretazione della direttiva Bolkestein, da applicare ai beni demaniali e non alle concessioni di servizi, come i lidi. L’ha chiarito lo stesso commissario Bolkestein, in un incontro con i nostri balneari.
Con la scusa della Bolkestein – protestano gli imprenditori balneari – si è gettato fango sulla categoria. Prova ne è la campagna mediatica sul caro prezzi che ha tenuto banco per tutta l’estate.
Tornando al nodo delle concessioni, c’è ottimismo. Se invece la scadenza di quelle già assegnate venisse confermata al 31 dicembre prossimo, sarebbe una babele: Comuni in ordine sparso sui nuovi bandi, una pioggia di ricorsi degli attuali gestori, e stagione 2024 a rischio.
