LECCE – Di lavoro si vive e si muore, ancora.
Nei primi otto mesi di quest’anno in Italia si contano 657 vittime sul lavoro: la Puglia, con le sue 38 vittime, è sesta nell’amara classifica delle regioni maggiormente colpite dal fenomeno, tra morti bianche e incidenti che si consumano proprio nel contesto lavorativo.
Nella giornata nazionale delle vittime di incidenti sul lavoro, sono tutt’altro che incoraggianti i dati che emergono dall’Osservatorio Vega Engineering e che vedono, in cima alla classifica la Lombardia, la cui maglia nera si deve alle 85 vittime sul lavoro da gennaio ad agosto 2023.
L’ANMIL – Associazione nazionale tra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro – analizza invece il primo semestre dell’anno in corso, gennaio-luglio.
E se da una parte gli infortuni in Puglia sono calati dell’11,8% rispetto allo stesso periodo del 2022, dall’altra gli infortuni rivelatisi mortali hanno subito un lieve aumento: se ne contano due in piĂą. Le malattie professionali denunciate, e ritenute riconducibili al contesto occupazionale, in questa regione sono aumentate del 37,3%.
A Lecce e provincia un timido segnale positivo c’è, ma i numeri sono ancora allarmanti. Le denunce di infortunio nel primo semestre di quest’anno sono calate del 20,3%, ma il numero resta comunque alto: in 6 mesi se ne contano 2.494.
Mentre gli incidenti mortali, sempre rispetto allo stesso periodo del 2022, si sono dimezzati, passando da 6 a 3. Anche in provincia di Lecce il dato piĂą allarmante riguarda le malattie professionali denunciate, quest’anno aumentate del 25,2%: ciò significa che dall’inizio dell’anno ad oggi per 918 persone il lavoro si è tradotto in malattia. Perchè di lavoro si vive e si muore, ancora.
E.FIO