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Il ritorno del cianciolo: “Riecco l’incubo mattanza in mare”

SALENTO – “Questa non è pesca, questa è industria”. Così un pescatore locale commenta il ritorno nei mari del Salento degli enormi pescherecci, questi certamente non locali, che praticano la pesca con il cianciòlo, la rete da circuizione a chiusura meccanica.
Funziona così: due barche, usando la luce fortissima di lampade, attirano il pesce: quando la rete viene ritirata, si chiude dal fondo formando un sacco nel quale si raccoglie il pesce che non ha scampo. E se questo accade in corrispondenza delle secche dove i pesci si concentrano per riprodursi (parliamo in prevalenza di ricciole), “il rischio è di desertificare ampie aree marine”.
Tre i pescherecci avvistati in questi giorni nelle acque al largo di Gallipoli, tra Torre Vado e San Gregorio e nell’alto Ionio. Stando alle informazioni raccolte dagli stessi pescatori, si chiamano rispettivamente Madonna di Fatima, Maria di Medjugorje e Med Surveyor. “Ci sono due ciancioli, una con l’AIS acceso, l’altro spento, quindi non tracciabile” denuncia un pescatore locale. L’AIS è il sistema di identificazione automatica che serve proprio per il controllo dei pescherecci.
E mentre la Capitaneria di Porto pare stia già indagando, interviene il consigliere regionale Paolo Pagliaro per sollecitare l’intervento della Regione.
A ottobre scorso aveva presentato una mozione contro questa pratica che definisce “predatoria”, aveva impegnato la giunta a creare zone cuscinetto nelle acque del Salento e della Puglia, in corrispondenza delle secche tra i 20 e i 40 metri di profondità, vietando lo stazionamento delle motonavi da pesca. “L’obiettivo -ricorda- è impedire che interi banchi di pesce possano essere localizzati e trascinati al largo con l’uso di luci e sonar, per poi essere messi in trappola con il cianciolo in una sola retata. L’incubo è tornato: una nuova mattanza è in atto nelle acque del Salento da parte di pescherecci che arrivano da fuori regione, in particolare dalla Sicilia, e rastrellano i fondali con la famigerata tecnica del cianciolo, desertificando intere aree marine. Per tutta l’estate scorsa abbiamo denunciato e osteggiato questa carneficina, con il sostegno dei pescatori salentini e la collaborazione delle capitanerie di porto, tanto da costringere i barconi siciliani a battere in ritirata. La mia mozione, dopo quasi un anno, non è stata ancora discussa in consiglio ma chiederò che venga portata in aula nella prima seduta utile. È un impegno che chiedo alla Regione perché rientra fra le sue competenze, e sollecito atti concreti da parte dell’assessore alla pesca Pentassuglia a difesa dei pescatori. Come consigliere di minoranza non posso far altro che pungolare il governo regionale ad agire a tutela del mare e della piccola pesca locale, schiacciata dai barconi che arrivano da fuori regione e divorano indisturbati l’80 per cento del pescato. E non smetterò di farlo finché non vedrò iniziative tangibili. Ma la Regione continua a dormire, mentre in questi giorni ci viene segnalata la presenza di grosse imbarcazioni a profondità inferiori a quelle consentite per legge, che stanno facendo razzia di tonnellate di pesci con l’impiego di fonti luminose. Intanto il comparto della pesca locale resta a reti vuote. Se venissero istituite le zone cuscinetto, nel raggio di 3 miglia dai punti più alti delle secche con profondità dai 20 ai 40 metri verrebbe proibito lo stazionamento dei pescherecci industriali, mentre non ci sarebbero divieti per le piccole imbarcazioni da pesca che praticano tecniche non invasive. Questa è una battaglia in difesa del nostro mare, delle sue risorse e della sua gente, e la porteremo avanti con forza fino all’approvazione della mozione”.

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