Attualità

Decarbonizzazione – adesso si mobilitano anche i sindacati

Stabilimento di Cerano

BRINDISI – Nei giorni scorsi, a seguito della comunicazione del ministro dell’ambiente Pichetto Fratin di aver dato indicazioni a Terna di diminuire da subito l’utilizzo di energia prodotta da centrali a carbone, un primo segnale di allarme fu lanciato dalla Cna di Brindisi che, attraverso il suo presidente Franco Gentile, paventò rischi gravissimi per la tenuta economica del comparto industriale brindisino e soprattutto gravissime ripercussioni occupazionali.

Adesso, invece, sono i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil a lanciare un monito, annunciando l’avvio di uno stato di mobilitazione, soprattutto se non arriveranno risposte convincenti da parte del Governo e di tutti gli altri soggetti interessati.

Se ne è discusso in una assemblea dei lavoratori della centrale di Cerano che allo stato attuale sono 237 a cui si aggiungono centinaia e centinaia di lavoratori dell’indotto.

Come è noto, il processo di de carbonizzazione dovrebbe concludersi entro il 31 dicembre del 2025. Poi c’è stata la guerra in Ucraina e quindi in molti hanno ritenuto che aver fatto tornare a marciare a tutta potenza le centrali a carbone avrebbe allungato quel termine. E invece l’Italia ha avuto la capacità di individuare fonti alternative rispetto al gas russo e quindi il carbone è destinato a scomparire.

Una scelta – si badi bene – che né associazioni datoriali e né organizzazioni sindacali contestano. In realtà, il vero problema è che non si è fatto un solo passo in avanti in direzione della transizione, visto che Terna ha bloccato il progetto per la realizzazione di una centrale a turbogas a Cerano e gli altri progetti per l’utilizzo di energia da fotovoltaico ed eolico sono fermi alle lunghissime fasi autorizzative.

Ed allora oggi ci si pone il problema di che fine faranno i lavoratori interessati tra meno di un anno e soprattutto quale sarà il destino delle tante imprese che operano nell’ambito dell’indotto. Insomma, manca chiarezza e manca una visione per il futuro delle politiche industriali e produttive del paese. In questo modo, tanto per capirci, si va a sbattere ed a pagare saranno sempre e soltanto le fasce più deboli.

Mimmo Consales

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