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Bimbo nato morto, rinviato a giudizio un solo medico

BRINDISI – E’ stato rinviato a giudizio un solo medico per l’agghiacciante vicenda del bambino nato morto presso l’ospedale Perrino di Brindisi. La parte offesa non si costituirà parte civile e procederà civilmente contro il locale nosocomio.

E’ ancora nel pieno iter la agghiacciante e, alla luce dell’udienza di martedì scorso, anche paradossale vicenda del 22 ottobre 2020, quando una donna perde il bambino che aveva in grembo, a seguito delle cure del personale operante presso l’ospedale Perrino di Brindisi. Per ciò che concerne il feto morto, secondo la Procura della Repubblica di Brindisi, non ci sono gli estremi per procedere contro i due medici del nosocomio del capoluogo inizialmente indagati dei tre totali, archiviando il caso, archiviazione che ha visto opporsi il difensore dei genitori, Andrea Giacani del Foro di Roma. Tale decisione appare controversa, in quanto la stessa Procura parla di “condotta omissiva e censurabile” dei medici, ma non ritiene sufficiente rinviarli a giudizio, temendo di non poter sostenere l’accusa.

Rinvio a giudizio, invece, per uno solo medico, operante sempre presso l’ospedale Perrino, per lesioni accertate alla madre. Pertanto, una simile discrasia decisionale appare alquanto paradossale. Dopo l’udienza di martedì scorso, in cui né l’imputato e né il proprio difensore si sono presentati, la parte offesa non si è costituita parte civile, in quanto intende procedere civilmente contro la struttura ospedaliera brindisina.

La sepolcrale vicenda parte, come detto, dal lontano ottobre 2020, quando G.M. le iniziali della donna all’epoca incinta, 35enne brindisina, si reca presso il Pronto Soccorso del Perrino, attorno alle 13:30, a seguito di forti dolori causati da una classica ipertensione, dolori addominali e gonfiore alla gamba ed al volto. Al Perrino, come di norma per quel periodo di pandemia, avrebbe dovuto immediatamente essere licenziato il protocollo anti-Covid ed il compimento del tampone. Però, passano circa due ore per le prime cure. Infatti, i sanitari si occupano della donna soltanto dopo le 15:00, grazie alla solerzia di un medico. Da un primo tracciato al bambino ancora in grembo, il battito cardiaco risulta essere debole. Il secondo, invece, inesistente. Così, si decide per il parto, avvenuto alle 19:30, ben quattro ore dopo i primi soccorsi, optando inizialmente per quello naturale. Solo dopo avviene quello cesareo. Poco dopo, la 35enne inizia a vedere offuscato da un occhio e ad accusare forti perdite emorragiche. In sala parto, il bambino nasce già morto, perché, stando quanto dichiarato dai medici, si sarebbe strozzato con un doppio giro di cordone ombelicale mentre era in grembo. I genitori, così, assistiti dal legale Giacani, decidono di sporgere denuncia, al fine di accertare la responsabilità della morte e capire se i soccorsi tardivi abbiano o meno aggravato la situazione del piccolo e della stessa donna. Ci troviamo dinanzi all’ennesimo caso di malasanità e negligenza? Non spetta a noi dirlo, ci penserà la magistratura ad accertare eventuali responsabilità.

Tommaso Lamarina

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