LECCE- Nella serata di lunedì, un detenuto presumibilmente affetto da patologie psichiatriche ha appiccato il fuoco nella sua cella ubicata nella prima sezione del secondo reparto e, nonostante il corridoio della sezione invaso dal fumo, l’immediato intervento delle unità -seppur poche- di Polizia Penitenziaria ha evitato il peggio. Poche ore dopo, in mattinata, un detenuto del R.O.P., reparto di osservazione psichiatrica, ha aggredito due agenti. Uno dei due uomini in divisa è stato vittima di una ginocchiata e una gomitata su zigomo e addome, per cui sono state necessarie le cure ospedaliere. Tensione alta nel carcere di Lecce a Borgo San Nicola.
L’Osapp, organizzazione sindacale autonoma della Polizia Penitenziaria, parla di una “Continua tortura nei confronti del corpo, tortura non più accettabile, eppure il sistema traballante già prima del COVID e le denunce dell’O.S.A.P.P. precise e circostanziate, in Puglia non hanno mai trovato né riscontri né” scrive il segretario regionale Ruggiero Damato. Gli fa eco il segretario generale, Pasquale Montesano: “Tutto questo dimostra ancora una volta la totale e disastrosa disfunzionalità del sistema penitenziario, il totale fallimento del superamento degli Ospedali pischiatrici Giudiziari, e una persistente emergenza”.
“La Polizia Penitenziaria è ormai allo stremo -scrive in una nota il segretario nazionale di Confintesa, comparto sicurezza- numeri sempre più ridotti di unità con alcuni agenti costretti a coprire più posti di servizio e turni sempre più stressanti. C’è una vera emergenza Carcere.
Questi facinorosi “pugili e lottatori” dovrebbero stare in strutture ad hoc -conclude- anche perché di
rieducazione c’è n’è poca”.
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