Attualità

Il Covid non ha insegnato nulla. Sanità brindisina sempre più verso il collasso

BRINDISI – Centinaia di morti e decine di migliaia di contagiati da covid 19 sembrano essere entrati nel dimenticatoio, soprattutto se si considera lo stato in cui versa la sanità pubblica in provincia di Brindisi.

E’ come se, con un colpo di spugna, tutti avessero dimenticato i drammi vissuti durante l’emergenza-covid, con la consapevolezza che se dovesse ripresentarsi una situazione grave come quella, ben difficilmente la macchina organizzativa potrebbe contare sulla stessa disponibilità del personale sanitario. Sono stati tantissimi i medici, gli infermieri egli ausiliari che hanno perso la vita a causa del contagio, ma di quelli che all’epoca tutti definivano “eroi” ci si è dimenticati ben presto. Basta pensare alle assunzioni mai effettuate per i precari che hanno lavorato in quei mesi, a volte 24 ore su 24, così come ai compensi straordinari mai elargiti. Una memoria corta che non è degna di un paese civile e che dimostra come si continui ad operare nella piena improvvisazione, come se non ci fosse un domani.

Partiamo dalle terapie intensive. La grande struttura prefabbricata costruita nel piazzale dell’ospedale Perrino e costata un mare di soldi, ormai è chiusa da mesi e mesi e non si sa davvero che utilizzo farne. I posti-letto dell’intensiva all’interno della struttura ospedaliera, invece, non sono ancora tutti operativi, così come non funziona il reparto dell’ospedale Camberlingo di Francavilla Fontana, nonostante gli investimenti effettuati. E se anche si risolvessero i problemi di carattere infrastrutturale non si potrebbe comunque far niente in quanto il numero dei medici anestesisti continua ad essere inferiore rispetto a quanto previsto in organico. E lo stesso problema lo si avverte anche in tantissimi altri reparti, pur se la situazione più grave riguarda i pronto soccorso dove i medici – forse anche a giusta ragione – scappano via per il carico di lavoro a dir poco disumano e per le responsabilità a cui si va incontro. Nei presidi ospedalieri di Mesagne e di Ceglie Messapica addirittura è a rischio la presenza di un medico nei punti di primo intervento. Insomma, si può parlare a chiare lettere di una sanità pubblica brindisina al collasso. Un fatto ancor più grave se si considera che siamo in una situazione di normalità, ben differente dall’emergenza che abbiamo vissuto lo scorso anno. E la memoria corta non aiuta a risolvere i problemi.

Mimmo Consales

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