Cronaca

Omicidio falegname, “a lui è difficile che lo prendano”: i retroscena sul quarto arrestato

CASTRI DI LECCE – Che ruolo avesse avuto Emanuele Forte, arrestato nelle scorse ore perchè ritenuto coinvolto nell’omicidio di Donato Montinaro (falegname in pensione di Castrì) gli inquirenti lo sospettavano già. Gli interrogatori dei suoi tre presunti complici, subito dopo il loro arresto, avrebbero poi chiuso il cerchio definitivamente intorno a lui.

Insieme ad Angela Martella (58enne di Salve), Patrizia Piccinni (48 anni di Alessano) e Antonio Esposito (39enne di Corsano) arrestati dai Carabinieri il 14 ottobre scorso, Emanuele Forte avrebbe partecipato attivamente al brutale assassinio del 75enne, che l’11 giugno scorso è stato raggiunto in casa sua a Castrì, legato alle gambe di un tavolo, incappucciato, imbavagliato, picchiato selvaggiamente, soffocato. Secondo gli inquirenti una rapina finita nel sangue.

Emanuele Forte non aveva un cellulare di proprietà, spesso utilizzava quello di un suo familiare. La sua cella telefonica, sul luogo del delitto, non poteva dunque essere agganciata. Nonostante questo, intercettati, i suoi presunti complici lo tirano in ballo più volte.

Nei giorni immediatamente successivi all’omicidio, Angela riferisce a Patrizia di come Emanuele (detto “scazzamureddhu”) insistesse sulla necessità di vendere l’auto che li aveva condotti sul luogo del delitto. Dicendosi infastidita da tanta insistenza, Angela in qualità di proprietaria dell’auto in una telefonata si sfoga: “io la macchina mia per 12mila uro non la brucio” dice.

In una successiva conversazione Antonio Esposito si lamenta direttamente con Forte di non essere riuscito a beccare alcun telegiornale. L’ipotesi di un coinvolgimento diretto dell’uomo, per gli inquirenti, a quel punto si fa ancora più concreta.

In un’altra occasione Angela, parlando con Patrizia, lamenta poi le accuse mosse nei suoi confronti da Forte: “Quando mi ha accusata, prima diceva che mi sono portati i fucili…e poi diceva che mi sono messa un pacco nel seno, bastardo!“. Un’intercettazione, questa, che avrebbe confermato la presenza di Forte sul luogo del delitto.

Sempre le due donne, dopo essere state fermate ad un posto di blocco insieme (controllo che le aveva particolarmente scosse), passandonei pressi di casa del Forte, hanno commentato: “a lui è difficile che arrivino…a lui. Che arivino a lui è difficile“.

Per questo il suo nome compariva spesso nell’ordinanza a firma della Giudice per le indagini preliminari, Laura Liguori.

Ogni dubbio sul suo coinvolgimento sarebbe poi stato fugato durante l’interrogatorio di garanzia di almeno due dei presunti complici.

E.FIO

https://youtu.be/yganHLY1S4A

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