CALIMERA – Il baby boss non aveva neanche 14 anni ma, stando a quanto testimoniato dai suoi presunti sottomessi, era in grado di tenere sotto scacco l’intera baby gang che aveva creato: quindici ragazzini di Calimera, in tutto, che hanno dai 10 ai 14 anni.
Sono ritenuti i responsabili di botte, soprusi e intimidazioni iniziate nell’estate 2021 nei confronti di altri adolescenti come loro e andate avanti indistrurbate, dacchĂ© nessuna delle vittime ha mai denunciato. Nonostante questo, voci di paese hanno messo in allerta i Carabinieri della locale stazione, guidati dal comandante Michele De Gaetanis. La conferma è arrivata poi da una segnalazione dall’istututo comprensivo del paese: confidandosi con le maestre, alcuni studenti avevano raccontato quanto l’uscita in villa fosse diventata un incubo.
I militari non hanno perso tempo, attivando subito un servizio di osservazione mirato nei giardini pubblici calimeresi e tutt’intorno. Chiuso il cerchio intorno ai presunti giovanissimi aggressori, questi sono finiti poi all’attenzione della Procura di Lecce.
Adesso le ipotesi di reato avanzato sono: minacce, lesioni e violenza privata.
Come ogni “clan” che si rispetti la “gang senza paura” – così avevano scelto di chiamarsi – era organizzatissima. Gli stessi partecipanti hanno ricostruito il ruolo apicale del baby “boss” che aveva a disposizione un gruppo di “schiavi”, che a loro volta gestivano altri “schiavi”. Un assetto gerarchico con tanto di regole, incluso il dress code: felpe e giubbini dei sottoposti non dovevano mai avere lo stesso colore di ciò che indossava il capo.
Partendo da questo dettaglio verrebbe quasi da sorridere, se non fosse che sono stati accertati almeno cinque gravi episodi di violenza riconducibili alla gang. In un caso ad un minore è stato rotto il naso, in un altro un ragazzino è stato picchiato per non aver ceduto il pallone con il quale stava giocando con i suoi amici. In un altro ancora le botte sarebbero partite per un pacco di patatine che due membri della gang avrebbero preteso da un 12enne. Al suo rifiuto, avrebbe rimediato calci sulla pancia e alle gambe.
Chiusa l’indagine, considerata la minore etĂ , bisognerĂ capire come il Tribunale dei Minori deciderĂ di procedere nei loro confronti.
Scioccanti, intanto, le dichiarazioni di molti degli imputati: avrebbero bullizzato i coetanei, per non essere bullizzati a loro volta dal boss.