
LECCE – Come previsto dalla Legge Severino in casi come questo, il Comune di Otranto non sarà commissariato. Nei 18 mesi di sospensione dall’incarico di primo cittadino, quelli disposti per il sindaco Cariddi dalla sentenza di primo grado nel processo sullo stabilimento Twiga, a guidare la sua amministrazione potrebbe essere la sua vice.
Sottoposto a divieto di dimora e sospensione dall’incarico per un’altra inchiesta, quella sullo scambio di favori tra politica e sanità frutto delle indagini delle fiamme gialle idruntine, il sindaco sino ad ora poteva confidare nella naturale scadenza di quelle misure restrittive: sei mesi al massimo, per poi fare rientro nel proprio Comune e tornarne alla guida. Affiancato dagli avvocati Gianluca D’Oria e Mauro Finocchito, avrebbe anche potuto sperare in una revoca anticipata delle misure, tramite strategia difensiva. Adesso, invece, la sua posizione si aggrava. Quando sarà consentito per Legge, Cariddi potrà fare sì rientro nel suo Comune, ma di certo per un anno e mezzo dovrà rinunciare alla fascia tricolore. L’avvocato D’Oria, in attesa delle motivazioni della sentenza, preannuncia già un ricorso alla Corte d’appello. La condanna in primo grado per il suo assistito è di tre anni e nove mesi.
Pronto all’appello – per il tramite del suo legale, l’avvocato Antonio Quinto – anche l’ingegnere Emanuele Maggiulli, all’epoca dei fatti responsabile dell’area tecnica del Comune di Otranto. Per quest’ultimo la condanna, sempre in primo grado, è di quattro anni.
Appello in cantiere anche contro la condanna a 3 anni e 3 mesi inflitta all’imprenditore Raffaele De Santis, presidente della società “Cerra srl” incaricata di realizzare l’opera. “Sia pure con il rispetto dovuto alle pronunce giurisdizionali – dice il suo legale, l’avvocato Adriano Tolomeo – riteniamo che la sentenza desti non pochi dubbi“.
Per il processo sul Twiga le motivazioni si attendono entro quindici giorni. Poi la strategia difensiva preannunciata dai legali entrerà fattivamente nel vivo.
E.FIO
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