LECCE – C’è la fibra. Ma non l’acqua. E nemmeno la fogna. Un amaro paradosso. Eppure è proprio così. Vittime di una situazione a dir poco anomala sono circa 150 famiglie che da decenni sono costrette a vivere con disagi a non finire. Il confine immaginario che separa questa triste realtà da un ordinario vivere civile si trova all’altezza del complesso Bernini, in via Vecchia Frigole. È lì che si ferma il tronco dell’acquedotto Pugliese.
L’acqua che utilizzano i residenti per gli usi domestici, non potabile, è attinta da pozzi scavati nella terra e arriva nelle loro abitazioni attraverso tubature precarie e soggette a frequenti rotture, che li lasciano a secco anche per settimane. È questa la situazione da terzo mondo in cui vivono famiglie della zona Masseria Liuni, alla periferia di Lecce che questa mattina hanno inscenato una manifestazione di protesta invitando il consigliere regionale Paolo Pagliaro
Eppure le rimostranze e le proteste non sono mancate. Neppure la delibera approvata nel novembre 2021 dal consiglio comunale di Lecce con la quale si diede il via libera all’acquisizione gratuita delle particelle private destinate ininterrottamente all’uso pubblico da oltre vent’anni è servita a qualcosa. L’acqua e la fogna continuano ad essere un miraggio. “L’Autorità Idrica Pugliese – sottolinea Pagliaro – deve finanziare il troncone per il collegamento delle utenze di questa zona alla rete Aqp. E chiedo che tutti gli enti interessati facciano la loro parte e prendano a cuore la questione”,
Alla manifestazione ha preso parte anche il coordinatore cittadino del movimento Regione Salento Giancarlo Capoccia