A Palazzo Chigi il labor limae è incentrato su tre punti: indennizzi, criteri di accesso alle gare e organizzazione dei bandi. Tutto sommato, però, l’accordo sul capitolo dedicato a spiagge e alle concessioni, sembra sempre più vicino.
È parte integrante del cosiddetto DDL concorrenza. L’ultimo tassello mancante per mettere la parola fine a ricorsi e diatribe sull’applicazione della Bolkenstein, le cui disparate interpretazioni si sono tradotte in ricorsi a Tar e Consiglio di Stato e, in ultimo, un rinvio della decisione -da parte del Tar Lecce- alla Corte di Giustizia.
Ma cosa accadrebbe laddove quest’ultima dovesse decretare l’illegittimità della direttiva europea che tanto scompiglio ha creato in riva al mare?
Di fatto, ben poco. E questo perché – spiega l’avvocato Pietro Quinto, prima che la Corte si pronunci trascorrerà del tempo e intanto il Governo sarà intervenuto con una nuova Legge che assorbirà tutto il contenzioso precedente”.
Ecco perché Governo e Parlamento devono lavorare a ritmo serrato sulla normativa che dal gennaio 2024 regolerà le gare e le future concessioni, assodato che il 31 dicembre 2023 le concessioni in essere scadranno, così come stabilito dal Consiglio di Stato in adunanza plenaria e confermato con una sentenza, sempre di Palazzo Spada, delle scorse ore.
La palla passa dunque a Roma, per salvare il salvabile in calcio d’angolo, dopo mesi di scontri nelle aule di tribunale e incertezze per chi in spiaggia ci lavora.
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