MESAGNE – Non ci fu tempo per festeggiare quel 15 marzo del 1992. Mentre si aprivano i battenti del commissariato di polizia, infatti, per strada c’era l’ennesimo morto ammazzato. Sono stati anni difficili a Mesagne quelli contraddistinti dalla presenza ingombrante della quarta mafia, la Sacra Corona Unita.
E se oggi a distanza di 30 anni ha prevalso la società civile e questo centro si candida a diventare capitale italiana e della cultura è proprio perché le forze dell’ordine e le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno compiuto il miracolo, restituendo alla comunità mesagnese la tranquillità che merita.
A sancire questa presenza dello Stato ci sarà anche il capo della polizia, prefetto Lamberto Giannini. Una due giorni durante la quale – come illustrato in conferenza stampa dal questore Rossi e dal sindaco Matarrelli – i cittadini potranno vedere la mostra “Dal buio alla luce”, allestita nel Castello. Previsto per mercoledì anche un convegno sulla nascita e l’evoluzione della mafia nel Salento, con l’annunciata partecipazione di don Luigi Ciotti, di Tano Grasso e di Filippo Spiezia, vice presidente di Eurojust.
Mimmo Consales