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Trent’anni di Dia, “Scu mafia con la laurea”

LECCE- Dalle bombe agli appalti pubblici, dai kalashnikov al consenso cercato in tutti i modi. Al pari delle altre mafie, anche la Sacra Corona Unita si è evoluta, ha affinato gli strumenti a sua disposizione e parla alla pari con politica e imprenditoria. «Una mafia che si è evoluta, passando da una mafia dal carattere più aggressivo e violento ad una mafia col colletto bianco e con tanto di laurea», ha detto la vicequestore e capo della Dia di Lecce, Carla Durante.

E’ il quadro che emerge dal trentennale della Direzione investigativa antimafia, celebrato in mattinata a Lecce, nel Castello Carlo V alla presenza anche del direttore Maurizio Vallone, che ha spiegato che «I figli dei mafiosi sono ragazzi che oggi studiano nel Nord Italia, all’estero e che hanno della capacitĂ  nettamente superiori a quelle dei loro genitori» ma che questa «deve essere l’ultima generazione dei mafiosi». «Chi di loro vuole continuare ad essere mafioso – ha detto Vallone – ha delle grandi capacitĂ  in piĂą perchĂ© utilizza strumenti diversi, però tra di loro c’è anche chi avendo assaporato la libertĂ , cosa che gli può dare una vita libera, può decidere di cambiare strada ed è su questi ragazzi che dobbiamo puntare dando loro una nuova prospettiva di vita». Lo stesso vale anche per il Salento.

Seguire il flusso dei soldi, come insegnava Giovanni Falcone, ora significa anche intercettarli attraverso le nuove tecnologie anche lungo le frontiere immateriali che riescono a travalicare. E molto lavoro va fatto negli istituti penitenziari: a favorire la crescita delle organizzazioni criminali sono le relazioni che riescono ad intrecciare, in Puglia, ad esempio, col fronte albanese, ma anche con altre mafie territoriali, grazie alle conoscenze e collegamenti che maturano nelle carceri.

In mattinata, focus sul traffico degli esseri umani e le organizzazioni criminali internazionali, moderato da Danilo Lupo, giornalista de La7, con la partecipazione di Vallone, del rappresentante per l’Italia dell’UNHCR Chiara Cardoletti; di Maria Grazia Giammarinaro, già Rappresentante Speciale e Coordinatrice per la lotta alla tratta di esseri umani dell’OSCE; del Generale B. della Guardia di Finanza Antonio Mazzarotti; del Capo del III Reparto della DIA ed il Primo dirigente della Polizia di Stato Marco Martino e con le conclusioni del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello Antonio Maruccia. Nelle sale del castello, la storia della Dia è ripercorsa anche attraverso la mostra fotografica “Antimafia Itinerante”, che, partita da Palermo, toccherà tutte e 22 le città italiane sede della Direzione Investigativa e a Lecce è visitabile fino al 18 febbraio.

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