SALENTO- E’ arrivata nelle scorse ore in tutti i Comuni interessati la comunicazione del Ministero della Transizione ecologica relativa all’istanza di avvio della consultazione per definire lo studio di impatto ambientale sul progetto dell’eolico offshore nel mare tra Santa Cesarea e Leuca. La commissione tecnica ministeriale si è insediata agli inizi di gennaio e, viste anche le procedure velocizzate nell’ambito del Pnrr, ai Comuni sono stati concessi 30 giorni di tempo per presentare le proprie osservazioni.
Nella sua relazione tecnica di valutazione dell’impatto visivo, la società Odra Energia ammette che gli impatti paesaggistici delle 90 pale, per una potenza complessiva di 1350 MW, sono “Molto alti”.
L’altezza percepita degli aerogeneratori è considerata “bassa”: meno di 11 metri a 7 km dalle pale, 15 metri a 5 km, cioè quanto “un traghetto di medie dimensioni”, che però – è bene ricordare – rimarrebbe lì fisso per decenni e sarebbe moltiplicato per 90.
Nonostante le rassicurazioni sulle altezze delle pale, la multinazionale è costretta a mettere nero su bianco che sia la visibilità teorica che la percezione teorica dell’impianto eolico sono “Molto elevate” da tutti e quattro i punti di vista presi in considerazione, cioè Capo d’Otranto, il litorale di Castro Marina e quello di Tricase, il faro di Leuca.
Non potrebbe essere altrimenti, visto che la distanza dalla costa è ridotta, tra i 17 km del primo punto a quella più ravvicinata di 12 km da Castro e 13 da Tricase e Leuca. E senza considerare, poi, che tre punti di osservazione su quattro presi in esame dalla società sono quasi al livello del mare, mentre, com’è noto, nella realtà la gran parte della costa è molto più elevata. “Si può concludere – è scritto ancora nelle carte – che le opere a progetto risulterebbero visibili da tutte le località ubicate lungo la SP 358”, cioè la litoranea, località che per la società “hanno un certo valore paesaggistico-naturalistico” e sono “oggetto di attenzione turistica”.
Ulteriori approfondimenti saranno oggetto della relazione paesaggistica che verrà preparata insieme con lo Studio di Impatto Ambientale, dove saranno approfonditi i punti di vista sulla costa mediante sopralluoghi, foto inserimenti e analisi dettagliate.
Dalla lettura dei documenti ufficiali emergono anche ulteriori dettagli. La centrale del vento sarà composta da quattro sottoparchi, a profondità compresa tra i 100 e 200 metri, e si estende su un’area totale di 162 km quadrati. Per la realizzazione dell’opera, la società Odra Energia, creata appositamente dalle multinazionali Falck Renewables e BlueFloat Energy, stima un costo totale di quasi 4 miliardi di euro.
I Comuni coinvolti sono ben 23: oltre a quelli costieri su cui ricadono gli impatti paesaggistici più pesanti, ci sono quelli che saranno attraversati dal cavidotto, lungo 40 km, da località La Fraula, a pochi metri da Porto Badisco, fino a Galatina, punto di interconnessione con la rete elettrica nazionale. Gli enti chiamati ad esprimersi, dunque, sono i Comuni di Uggiano la Chiesa, Lecce, Tricase, Muro Leccese, Galatina, Cutrofiano, Gagliano del Capo, Alessano, Castrignano del Capo, Castro, Andrano, Diso, Otranto, Maglie, Corigliano d’Otranto, Tiggiano, Melpignano, Santa Cesarea Terme, Castro, Corsano, Minervino di Lecce, Palmariggi, Giuggianello.
Oltre gli impatti paesaggistici a mare, infatti, finora non si è discusso di quelli a terra: le opere “ricadono nella fascia di tutela paesaggistica della costa” e “all’interno di due aree di notevole interesse pubblico”, che presentano “ancora intatta” la loro “originaria bellezza e forma”. Sarà attraversato un pezzo del parco Otranto-Leuca. Ma non solo, saranno attraversate anche aree di grande pregio, anche archeologico, legate alla presenza di dolmen e menhir. Un esempio? Tra Minervino e Palmariggi, il cavidotto attraverserà anche la zona identificata come i “Massi della Vecchia”.
Tiziana Colluto