Attualità

Difendere l’agroalimentare Made in Italy: l’appello di Confindustria Lecce

PUGLIA- Scongiurare la “condanna a morte” del buon bere e del mangiare sano italiani, messi all’indice dalla Commissione Beca del Parlamento europeo: è l’appello che parte da Confindustria Lecce, in una lettera aperta al ministro dell’Agricoltura e ai parlamentari ed europarlamentari salentini.

 

 

Buone le intenzioni – prevenire i tumori – ma molto pericolose le conseguenze. Confindustria Lecce lancia l’allarme sulla “deriva” che starebbero assumendo i lavori della Commissione Beca (la Commissione speciale del Parlamento europeo per battere il cancro), sugli effetti del consumo di alcuni prodotti agroalimentari bollati come nocivi per la salute dell’uomo.

L’associazione degli industriali di Lecce ha scritto una lettera aperta, indirizzata al ministro dell’Agricoltura Patuanelli e ad europarlamentari e parlamentari salentini, per richiamarli ad un impegno contro il rischio che vengano messe all’indice molte produzioni agroalimentari Made in Italy ed il consumo responsabile di vino e bevande alcoliche. Già nei mesi scorsi Confindustria Lecce aveva posto all’attenzione delle istituzioni la concentrazione dell’attività della Commissione Beca sulla pericolosità del consumo di alcolici, senza fare alcun distinguo tra assunzione consapevole e abuso. Nei prossimi giorni il Parlamento europeo dovrà assumere decisioni in merito, e l’appello degli industriali leccesi è che si decreti, una volta per tutte, l’importanza della qualità dei cibi e che bere in maniera moderata e responsabile e mangiare secondo i dettami della dieta mediterranea rappresentano il primo scudo contro i tumori ed anzi un vero e proprio elisir di lunga vita. L’assunzione di un buon bicchiere di vino nell’ambito di un’alimentazione bilanciata identifica uno stile di vita sano per l’individuo da promuovere e tutelare, e non certo da “marchiare” come pericoloso per la salute.

Anche l’eventuale adozione del Nutriscore Ue sull’etichettatura nutrizionale dei prodotti, con il semaforo rosso addirittura per l’olio d’oliva – ribadisce Confindustria – rappresenterebbe l’ennesimo disincentivo alla promozione e all’acquisto di alimenti che invece, se consumati in maniera equilibrata, apportano benefici certi. Sarebbe un duro colpo non solo alla nostra economia ma anche alla cultura e all’identità legate al cibo, all’intera filiera dell’agroalimentare italiano e regionale.

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