Cronaca

Fedeltà, servilismo e omertà al servizio dei fratelli “innominabili”

GALATINA – Antonio e Michele Coluccia erano, allo stesso tempo, ovunque e in nessun luogo: innominabili, ma onnipresenti nel gestire e monitorare gli affari del clan.

È il punto focale dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari firmata dal Giudice Segio Tosi, che si traduce in nuovo scacco all’associazione dedita a spaccio, estorsioni e usura nell’hinterland galatinese.

Gli affiliati ai due fratelli (riconosciuti come capi indiscussi) avrebbero sempre continuato a garantire rispetto (a prescindere dalle evoluzioni giudiziarie sul loro conto), tutelandoli, riconoscendo a entrambi stesso potere decisionale, senza mai tirarli in ballo direttamente. “Lo zio”, “il professore”, “lu cristianu grande”: con questi termini ci si riferiva all’uno o all’altro, spiegando, soprattutto alle vittime, che dei due era severamente vietato parlare esplicitamente. Nel rispondergli al telefono, per rendicontare quanto fatto, ci si rivolgeva chiamandoli anche “amore mio”.

Così Farhangi, ad esempio, redarguisce una vittima di prestiti usurai, colpevole di aver parlato troppo: “Non devi mettere il nome dei cristiani che con te non c’entrano un cazzo … tu non sei manco degno cu li nomini! …cerca di campare bene in grazia di Dio … senza fare il nome de li cristiani!“.

In un’altra occasione poi rimarca: “lu Michelino non lo devi mai sputtanare … stanno tentando ogni giorni cu lu portano…”(trad: stanno cercando ogni giorno di arrestarlo”).

Decine le intercettazioni telefoniche e ambientali che nelle indagini hanno consentito di ricostruire il modus operandi del clan: dalla cassa comune da cui attingere per garantire sostegno agli “amici” detenuti, alla spartizione dei ruoli nel gestire affari nei vari comuni, al coordinamento delle attività sulle quali i due fratelli dovevano sempre avere la prima e l’ultima parola.

Antonio e Michele Coluccia de visu non si incontravano mai, avvalendosi dell’intermediazione di terzi, consapevoli di essere attenzionati dagli inquirenti, soprattutto dopo le dichiarazione del collaboratore di giustizia, Vincenzo Antonio Cianci, che pure li aveva tirati in ballo.

Il 10 gennaio 2020, a tal proposito, Antonio Coluccia dice al Alì Farhangi: “Tutti d’accordo sono, a mio avviso stanno vedendo come dobbiamo finire il processo, caso mai…. hai capito?”. Farhangi risponde: “Forse non sai allora come stanno le cose, il processo sta andando a merda perché non hanno neanche accettato le carte del pentito“. A quel punto Coluccia è netto: “Ci hanno friculati. Friculati e basta“.

Non erano quasi mai necessarie minacce esplicite – verbalizzano poi gli inquirenti – il nome dei “Coluccia” era di per sé sufficiente a far capire all’interlocutore i rischi nel sottrarsi alle loro richieste.

“Antonio Coluccia – si legge nell’ordinanza – avvalendosi della sua riconosciuta fama criminale, di fatto gestiva l’attivita economica esercitata attraverso l’agenzia intestata alla figlia Francesca, dedita al mercato dell’energia elettrica, gas naturale e inerente il campo assicurativo”.

Raggiungendo un ristorante a Galatina, ad esempio, così – intercettato – Antonio Coluccia si rivolge al titolare: “Quando vuoi qualche cosa, glielo dici alla Francesca e ti facciamo tutto noi ( … ), quando vuoi che passiamo ce lo dici, caso mai passiamo e ti guardiamo quell’altra assicurazione poi“.

Il titolare replica: “Sì,assolutamente, assolutamente, va benissimo caro“.

Quando qualcosa non filava liscio, Coluccia con gli affiliati era chiaro: “Se vieni andiamo insieme … e facene te fazzanu l’assegnu” dice, rassicurando circa il fatto che, grazie al suo intervento, si sarebbe raggiunto l’obiettivo.

C’è poi il capitolo prestiti e usura. Il tasso annuale – stando a quanto appurato – oscillava intorno al 120%. A fronte di ritardi nel saldo del debito maturato, comprensivo di interessi, l’invito era chiaro: “Vai dallo zio, ha detto che vuole vederti“.

Tentacoli forti ed estesi, dunque, dai quali sottrarsi – restando indenni – risultava difficile.

E.F.

https://youtu.be/tftbrtTcbm4

 

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