BRINDISI – Nel dibattito generato dalla disponibilità di fondi rivenienti dal PNRR le attenzioni generali vengono concentrate su possibili nuovi investimenti in campo industriale, pur se incentrati sulla sostenibilità ambientale. Si pensa a nuove attività produttive nei settori che hanno disegnato la storia dell’economia di questo territorio negli ultimi decenni e ad infrastrutture necessarie a colmare le distanze rispetto a zone del paese meglio attrezzate.
Tutto bene, se non fosse che ancora una volta ci si dimentica di ciò da cui l’economia delle nostre terre è partita e cioè l’agricoltura. Utilizzare una parte delle ingenti risorse disponibili per aiutare le aziende agricole a rinascere e ad espandersi, infatti, darebbe nuovo impulso ad un settore che autonomamente sta già dimostrando di potercela fare a riprendersi.
Un esempio su tutti è costituito dal comparto vitivinicolo. Si parte dalla presenza – sempre più accurata e selezionata in termini di qualità – di vitigni pregiati come il negroamaro, la malvasia, il primitivo e il susumaniello. Una risorsa attraverso cui Brindisi è stata conosciuta nella storia ed ha svolto un ruolo insostituibile anche nella capacità dell’Italia di competere con i vini francesi.
Ma i periodi in cui le nostre uve viaggiavano verso il nord sono terminati. Adesso, infatti, finiscono per essere vinificate all’interno delle nostre cantine che cominciano a conquistare importanti fette del mercato nazionale e internazionale con etichette conosciute e apprezzate. Si consolida, pertanto, una cultura del vino che può riuscire a tramutare in realtà il sogno di una ripresa della nostra agricoltura, sia pure impostata su criteri di innovazione tecnologica.
Ecco, con una agricoltura sostenuta e ambiziosa non è più impensabile un rilancio della provincia di Brindisi che passi attraverso la valorizzazione del rapporto tra campagna, mare, centri storici ed enogastronomia di qualità. Una formula magica che potrebbe dare nuovo impulso agli sforzi di crescita del turismo, ma questa volta con basi solide e radicate nella storia di questa terra.
Certo, bisogna crederci. E soprattutto bisogna farlo prima che i flussi di denaro prendano altre strade, se non addirittura vicoli ciechi.
Mimmo Consales
