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Tamponi e variante Omicron, crollo delle prenotazioni. I salentini non partono più

BARI – I tamponi obbligatori e la variante Omicron mandano in fumo le vacanze dei salentini. Almeno di quelli pronti a viaggiare oltre i confini nazionali. Oltre il 50 percento delle prenotazioni che le agenzie di viaggio avevano confermato, sono state annullate nel giro di poche ore, immediatamente dopo l’ufficializzazione delle nuove disposizioni del governo.

Un crollo verticale se si considera che non solo sono andati in fumo i viaggi già prenotati ma, anche tutte le prenotazioni che erano in corso di definizione. Le mete scelte, sino alla disdetta, erano verso le capitali europee, Francia e Spagna in pole, anche Stati Uniti e crociere nei mari più caldi. Tutto saltato. Restano in piedi solo quelle, pochissime, per l’Italia. Annullate anche le prenotazioni che dall’estero erano state confermate in incoming nel Salento.

Come detto a frenare chi ha atteso le vacanze invernali per concedersi un viaggio di una settimana o di un weekend, è non solo la paura per la variante Omicron ma soprattutto l’obbligo del tampone al rientro perché in tanti, appena atterrati, devono tornare al lavoro senza ulteriori giorni di ferie.

Un disagio avvertito da chi voleva partire certo, ma soprattutto un ulteriore colpo al settore delle agenzie di viaggio. “Qui rischiamo di lavorare solo 3 mesi l’anno – ci spiega Giovanni Serafino, dell’agenzia Serafino viaggi – le nostre imprese non riusciranno nemmeno a chiudere i bilanci. Eravamo più sereni – continua – perché in estate siamo riusciti a lavorare, ma tutta la programmazione invernale iniziata a settembre è stata completamente bruciata”. Come rischia di essere anche quella per le vacanze pasquali che comincia a gennaio. “Siamo scoraggiati – continua il titolare dell’agenzia – noi non vogliamo aiuti, certo servono perché a dicembre scade la cassa integrazione e non sapremo come pagare gli stipendi da gennaio non avendo incassato più niente da settembre, ma ciò che chiediamo al governo è di essere messi in condizioni di lavorare. Basterebbe – conclude – una visione più a largo spettro, ormai le dinamiche di questa pandemia le conosciamo”.

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