SALENTO-Bari, Foggia e Lecce sono fra le prime venti province italiane per illegalità ambientale in Italia: sono al terzo, dodicesimo e diciottesimo posto con 1.465, 553 e 430 infrazioni accertate. E la Puglia con 3.734 infrazioni si conferma al terzo posto nella classifica generale per i reati legati al ciclo dei rifiuti, del cemento e quelli contro la fauna. Sono i numeri del rapporto Ecomafia 2021, realizzato da Legambiente che documentano come nel 2020 l’Ecomafia non ha conosciuto lockdown né pause, e l’ambiente non è stato risparmiato.
L’incidenza dei reati ambientali resta sempre alta nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Sicilia, Campania, Puglia e Calabria: il 46,6% del totale nazionale con un mercato illegale di 10,4 miliardi di euro. “Se da un lato i dati fotografano una Puglia “negativa”, dall’altro però- commenta Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – è da sottolineare come sono il frutto di un intenso lavoro delle forze dell’ordine che quotidianamente monitorano e proteggono i nostri territori”.
La provincia di Lecce registra un gran numero di reati ambientali accertati: 153 sul fronte del ciclo del cemento; su quello del ciclo illegale dei rifiuti Taranto, Lecce e Brindisi sono rispettivamente al , dodicesimo, quindicesimo e sedicesimo posto. A questo sono legati gli incendi negli impianti di trattamento, smaltimento, recupero dei rifiuti. la Puglia si colloca ottava con 88 roghi negli impianti (il 6,8% sul totale nazionale). La Puglia conquista, ma ovviamente è un traguardo al negativo, il secondo posto tra le regioni italiane per reati contro la fauna e il racket degli animali, pesca illegale.