LECCE- Quella sulla localizzazione dell’impianto di compostaggio pubblico in provincia di Lecce si sta trasformando in una partita a ping pong e la palla ricade di volta in volta in altre porzioni della provincia. Stavolta nella sua parte centrale, tra Soleto e Galatina.
Com’è noto, contestualmente alla bocciatura dell’impianto privato di Metapulia nella zona industriale Lecce-Surbo, la proposta avanzata dal Comune di Lecce è stata di realizzare un impianto pubblico per la lavorazione della frazione umida dei rifiuti in località Masseria Ghetta. Ciò ha provocato la levata di scudi dei sindaci del nord Salento, soprattutto quelli dei Comuni più vicini al sito, cioè Trepuzzi e Surbo, che il 26 ottobre scorso, a Bari, hanno partecipato ad un incontro apposito convocato dall’assessorato all’Ambiente. In quella sede, il primo cittadino di Trepuzzi, Giuseppe Taurino, ha dichiarato che avrebbe avanzato una proposta alternativa di localizzazione nelle vesti di direttore generale dell’Asi di Lecce. In realtà, la proposta inviata nelle scorse ore alla Regione e all’Ager è stata prodotta da Taurino in quanto sindaco di Trepuzzi: “Sono dell’avviso – ha spiegato in mattinata – che bisognerebbe valutare complessivamente il problema, perché un unico impianto non risolverebbe il nodo delle distanze soprattutto del bacino del sud Salento, mentre nel frattempo il nord Salento potrebbe conferire nell’impianto di Erchie”. Taurino, che chiede di affrontare la questione nell’assemblea dei sindaci, non svela quale sia il sito da lui indicato e che spetta alla Regione valutare, ma da Bari confermano che l’area individuata è quella che aveva già proposto il Comune di Soleto prima del passo indietro nel 2018.
Già allora, il sindaco Graziano Vantaggiato si è dichiarato disponibile a discutere su impianti di piccola taglia e non di grandi dimensioni e questo torna a ribadire anche adesso, alla luce delle novità dell’ultim’ora: “Sulla base di quella mia apertura – fa sapere – sono già stato avvicinato da imprenditori locali che stanno studiando la fattibilità di un impianto di 10mila tonnellate, dunque di dimensioni contenute e a servizio degli ambiti di raccolta ottimale. Sorprende, dunque, che si tiri in ballo il nostro territorio per altro. Continuare a ragionare su grandi impianti significa continuare ad andare a sbattere: sistemi più piccoli possono essere accettati dalle comunità, sono gestibili anche da piccoli imprenditori e nessuno si sentirà vittima sacrificale di un’intera provincia. Noi siamo pronti ad assumerci questa responsabilità, ma a queste condizioni”.