SALENTO – La settimana si apre con braccia conserte, lunghi cortei, manifestazioni di protesta nelle principali piazze del Paese e anche il Salento fa la sua parte.
Questo lunedì è stato scelto da Cobas, Usb e tutto il sindacalismo di base, come il giorno dello sciopero generale contro le politiche del Governo Draghi in tema di sicurezza e salute sul lavoro, salari, precariato e licenziamenti.
Il Sindacato Cobas di Lecce ha raggiunto la capitale. “AndrĂ tutto bene: così ci dicevano e così hanno provato a convincerci – si legge nelle motivazioni a monte della protesta- Ma è sotto gli occhi di tutti l’utilizzo capitalistico della pandemia per promuovere piani di ristrutturazione produttiva giĂ da tempo auspicati dalle governance dell’UE e dal Fondo Monetario Internazionale: un Patto per l’Italia che vĂ verso una riforma peggiorativa per le lavoratrici e i lavoratori su pensioni, ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro, con l’ampliamento della libertĂ di utilizzo di somministrazioni di manodopera e contratti a termine, l’introduzione del Green Pass per lavorare che scarica i costi della sicurezza sulle lavoratrici e i lavoratori che scelgono di non vaccinarsi, la velocizzazione delle procedure sulle gare d’appalto che evitano i controlli necessari e favoriscono così le mafie”. Sul fronte sanitĂ si denuncia poi “la continuitĂ con una politica ultradecennale di tagli e privatizzazioni”. Al Governo adesso si chiedono risposte urgenti su tutti i fronti.
Anche Taranto, nelle stesse ore, insorge.
“Taranto è un territorio simbolo. Qui le problematiche ambientali e sanitarie si legano all’emarginazione sociale, alla disoccupazione dilagante e alla solitudine psicologica -rimarcano i sindacati- Il futuro sembra oggi qualcosa di irraggiungibile e rinchiuso nell’assenza di diritti e di prospettive. Questa può essere, anche e soprattutto, un’occasione nuova per pretendere un futuro diverso, che possa garantire indistintamente condizioni di vita dignitose in ogni quartiere, che possa guardare al salario lavorativo e al reddito di base come diritti fondamentali e inalienabili”.