BRINDISI- Quando i vigili del fuoco di Brindisi ieri pomeriggio hanno fatto scattare l’allarme, ordinando l’evacuazione della stazione ferroviaria e del cavalcavia sovrastante, il pensiero è corso a Viareggio, a quel terribile 29 giugno del 2009 quando il deragliamento di un treno merci provocò l’esplosione di un vagone-cisterna contenente GPL. Il bilancio fu di 32 morti e di almeno 100 feriti. Una conseguenza diretta della follia di far attraversare i centri abitati da treni contenenti merci ad altro rischio di incendio e di esplosione.
A Brindisi la presenza di un petrolchimico crea le stesse condizioni di rischio e non a caso nel 2013 l’Amministrazione Comunale dell’epoca riuscì ad ottenere un primo importante finanziamento per realizzare un raccordo per collegare i binari della zona industriale direttamente alla rete ferroviaria nazionale, senza attraversare la stazione centrale ed il centro abitato.
Il secondo e decisivo step di quei lavori è direttamente a carico di RFI che ha più volte annunciato il completamento per il 2024. Una lentezza esasperante e quindi inaccettabile, soprattutto se si considera che è in gioco la vita di tanta gente, esposta al rischio di esplosioni ogni qualvolta transita un treno proveniente o destinato al petrolchimico.
Ieri Brindisi se l’è cavata con tanta paura e con molti disagi, ma è evidente che il rischio è troppo elevato per poter attendere le lungaggini della burocrazia, tanto più se si considera che anche il termine del 2024 potrebbe slittare per contenziosi con le ditte che hanno realizzato o che sono ancora impegnate nel cantiere.
Occorre, pertanto, individuare una soluzione immediata – anche a carattere provvisorio – per evitare che quelle bombe a cielo aperto continuino ad attraversare la città, a pochi metri da edifici dove abitano centinaia di persone.