Ambiente

Cavallino, l’impianto sperimentale per l’amianto entrerà in funzione il 26 luglio

CAVALLINO- La comunicazione è arrivata ufficialmente ad Arpa nei giorni scorsi: lunedì 26 luglio si procederà all’avvio del primo ciclo di sperimentazione dell’impianto di trattamento dell’amianto con il siero del latte a Cavallino. La società Project Resource Asbestos srl ha chiesto all’Agenzia regionale di provvedere a quanto di sua competenza, secondo le previsioni contenute nella convenzione sottoscritta il 27 aprile scorso per il monitoraggio ambientale della struttura che sorge nella zona industriale.

Sotto la lente c’è soprattutto il camino, che non dovrà espellere fumi, ma aria estratta dagli ambienti di lavoro interni al container e filtrata con filtri assoluti. Sono previsti tre campionamenti al camino, altrettanti monitoraggi aria, 15 verifiche da parte del dipartimento leccese di Arpa, 4 analisi sulle acque di recupero dell’anidride carbonica, 4 sulle acque di processo e 4 sui fanghi di processo. I costi per il monitoraggio sono a carico dell’azienda, poco più di 33mila euro, e sua è la strumentazione, conforme alla richieste di Arpa e messa a sua disposizione per i campionamenti.

Questa fase di verifiche della sperimentazione durerà fino alla scadenza dell’autorizzazione rilasciata, che ha durata biennale, dunque fino al 7 febbraio 2022. Sulla scorta dei risultati dei monitoraggi si potrà poi richiedere la proroga.

Controlli necessari, anche perché nel 2018 il Ministero dell’Ambiente ha escluso l’impianto dalla procedura di valutazione di impatto ambientale preventiva, nonostante ASL di Lecce, Arpa e Regione Puglia avessero dato parere negativo al progetto, che, poi, è stato approvato nel febbraio 2020 dalla Provincia di Lecce.

A nulla sono servite le raccolte firme, proteste dei comitati della zona e anche dei sindaci dei comuni limitrofi, preoccupati per l’eventuale ulteriore carico ambientale in un’area che già conta due grandi discariche e due impianti per il trattamento dei rifiuti. Il ricorso al Tar Lazio presentato dai sindaci, tra l’altro, venne rigettato.

L’impianto doveva nascere a Melpignano, ma poi è stato dirottato su Cavallino, dove lunedì, dunque, partirà la sperimentazione del prototipo, che utilizza il siero di latte esausto per liberare le fibre di amianto che poi vengono decomposte, metodo di trattamento ideato dal Laboratorio di Strutturistica Chimica Ambientale e Biologica dell’Università di Bologna.

L’impianto cavallinese ha una potenzialità comunque minima, di circa 20 chili di amianto per ciclo, ma proprio perché è una sperimentazione non si conosce l’effettiva pericolosità o meno. Solo il monitoraggio di Arpa potrà dare rassicurazioni su questo.

T.C.

 

 

 

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