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Mafia e politica, droga e armi: maxi blitz anti scu a Taranto

TARANTO – Associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, scambio elettorale politico-mafioso, danneggiamenti, rapine, detenzione e porto illegale di armi e munizioni, anche da guerra, aggravati dal metodo mafioso.

A Taranto, con l’operazione, battezzata “Taros”, i Carabinieri del ROS, col supporto, in fase esecutiva, del Comando Provinciale, del 6° Elinucleo di Bari, del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno (BA) e dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori Puglia, hanno eseguito 16 misure cautelari, emesse dal Tribunale di Lecce e dal Tribunale per i minorenni di Taranto, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce.

I provvedimenti si collocano in una più ampia strategia di contrasto all’infiltrazione mafiosa nel distretto giudiziario, e in particolare nella provincia di Taranto, nei confronti di fondatori e appartenenti alla Sacra Corona Unita.

Le indagini sono state avviate nel 2018 per approfondire il contesto in cui erano maturati il triplice omicidio di Palagiano, del 17 marzo 2014 e l’omicidio del Francesco GALEANDRO, a Pulsano il 22 luglio 2016.

Per gli inquirenti è venuto fuori un sodalizio mafioso attivo nei comuni di Pulsano, Leporano e altre aree della provincia di Taranto, capeggiato da Maurizio AGOSTA e federato al clan LOCOROTONDO di Crispiano, ritenuto predominante nell’area.

Gli attuali assetti criminali deriverebbero proprio dall’omicidio GALEANDRO, del quale sarebbe responsabile, quale mandante, il menzionato AGOSTA, che al momento è in carcere, condannato a 30 anni in Appello, che avrebbe agito per acquisire il controllo dello spaccio.

“Le investigazioni hanno permesso di accertare come AGOSTA, benché recluso, sia riuscito costantemente a impartire dal carcere le linee d’azione ai reggenti, Piero SOPRANO e Domenico COSTANZO, i quali hanno provveduto alla direzione delle attività illecite sul territorio, al versamento di una contribuzione periodica in favore del clan LOCOROTONDO e al sostentamento degli affiliati detenuti e delle rispettive famiglie, sfruttando la cassa comune in cui confluiva parte dei proventi delle attività delittuose.

Anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, è stata fatta luce sull’assetto interno dell’aggregato criminale, rilevandone l’articolazione in gradi (chiamati “doti”, come accade per la ‘ndrangheta, nonché i rituali di affiliazione dei neofiti che contribuivano a garantire su essi un particolare controllo.

Tra le attività illecite, oltre a numerose rapine agli esercizi commerciali della zona, particolare rilievo riveste quella di narcotraffico e spaccio di cocaina e hashish nell’area di Pulsano e Leporano, stupefacente approvvigionato nel Leccese e da gruppi operanti nel Tarantino e nel Napoletano.

Ad altre 15 persone è stato notificato l’avviso di conclusione indagini preliminari. Tra gli indagati colpiti da misura cautelare, a 7 è stata contestato il delitto di partecipazione ad associazione di tipo mafioso. Un indagato, minore all’epoca dei fatti, è stato colpito dal provvedimento cautelare emesso dal Tribunale per i Minorenni di Taranto, poiché ritenuto partecipe dell’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti”.

Gli inquirenti hanno inoltre cristallizzatoi tentativi di infiltrazione del clan AGOSTA nelle amministrazioni locali. “In tale quadro -spiegano- sono state poste in essere le tipiche condotte di scambio elettorale politico – mafioso. Gli AGOSTA, in occasione delle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale di Leporano del 2019, avrebbero stretto un patto politico-mafioso con i candidati Daniela VESTITA – moglie del reggente del clan, Domenico COSTANZO – e Antonio AZZOLIO, in forza del quale, a fronte del sostegno elettorale, i due candidati avrebbero procurato posti di lavoro e/o appalti a ditte di riferimento del sodalizio (gli interessati non sono stati eletti).

Contestualmente, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari per un ammontare complessivo di circa mezzo milione di euro.

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