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Restauro beni culturali, la Cassazione assegna a Ugento i fondi regionali

UGENTO- Si è chiusa la contesa giudiziaria tra i Comuni salentini di Cavallino e Ugento per l’assegnazione dei fondi regionali finalizzati al restauro e valorizzazione dei beni culturali. A spuntarla è stato il secondo, con l’ordinanza pubblicata nei giorni scorsi dalle Sezioni Unite Civili della Cassazione, che, dopo tre anni di contenziosi, ha blindato il finanziamento da 1 milione di euro concesso dalla Regione Puglia al Comune di Ugento per il restauro e recupero funzionale della Chiesa di Santa Filomena, risalente al 1700 e annessa a quello che un tempo era il monastero delle Benedettine. A insorgere era stato il Comune di Cavallino che aveva contestato il punteggio attribuito dalla Commissione al proprio progetto di valorizzazione, che ne aveva determinato l’esclusione dal finanziamento.

Dopo una prima fase in cui i Giudici Amministrativi avevano ordinato un parziale riesame dei progetti, la Regione aveva stilato la graduatoria finale, confermando l’ammissione del progetto del Comune di Ugento e l’esclusione di quello di Cavallino. Quest’ultimo si è rivolto dapprima al Consiglio di Stato e successivamente alla Corte di Cassazione, che hanno dato ragione al Comune di Ugento. Condividendo le tesi difensive svolte dagli Avv.ti Pietro Quinto e Luigi Quinto, i giudici hanno affermato importanti principi di diritto sui rapporti tra giurisdizione ordinaria e amministrativa, oggetto sino ad oggi di interpretazioni contraddittorie. Si tratta della ricorribilità in Cassazione delle sentenze del Consiglio di Stato, ammessa solo per motivi attinenti alla giurisdizione, nell’ambito dei quali rientra anche il c.d. “eccesso di potere giurisdizionale”, che si configura solo allorquando il giudice speciale eserciti un’attività di produzione normativa che non gli compete e non anche quando si limiti al compito interpretativo che gli è proprio. La sentenza emessa nella controversia tra i Comuni salentini – hanno commentato gli Avv.ti Quinto – costituirà un punto fermo nella elaborazione giurisprudenziale.

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