Cronaca

Mascherine da 0,36 euro a 20 euro: maxi sequestro in 3 aziende rifornitrici delle Asl

SALENTO- Mascherine acquistate a 0,36 centesimi al pezzo nel mese di ottobre e rivendute alle aziende sanitarie pugliesi, a marzo di quest’anno, in piena emergenza Covid, tra i 18 e i 20 euro. Affari quindi sulla pelle dei malati e dei medici, perché i ricarichi applicati dalle 3 società baresi finite nel mirino della guardia di finanza di bari, quasi mai inferiori al 100%, hanno registrato picchi sino al 4100%.

Ci sono anche l’Asl di Lecce e quella di Brindisi tra le aziende sanitarie pugliesi che hanno acquistato mascherine anti Covid dalle tre società accusate di aver effettuato manovre speculative sulla vendita dei dispositivi di protezione individuali.

Le aziende sanitarie sono quindi vittime dell’illecita attività che i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari coordinati dal Procuratore Aggiunto Roberto Rossi hanno portato alla luce e che hanno eseguito il sequestro urgente di un 1 milione e 100 mila euro: l’equivalente del profitto delle manovre speculative dei tre amministratori delle società che sono stati denunciati. Il sequestro è stato eseguito nei confronti delle società Aesse Hospital Srl di Bari dell’imprenditore Elio Rubino, grossista di articoli medicali ed ortopedici e fornitore di aziende sanitarie pubbliche, e delle società 3MC Spa e Penta Srl di Capurso dei fratelli Gaetano e Vito Davide Patrizio Canosino, entrambe rifornitrici di distributori.

il meccanismo era questo: le 3 aziende avrebbero fatto incetta di mascherine acquistandole a basso costo e rivendendole con ricarichi economici via via crescenti nel corso dei diversi passaggi della filiera commerciale, imponendo sul mercato un prezzo di vendita progressivamente maggiorato ed esageratamente superiore a quello ordinario praticato prima dell’emergenza: una delle società coinvolte aveva acquistato nell’ottobre 2019 da un fornitore cinese oltre 127.000 mascherine filtranti FFP3 al costo unitario comprensivo dei costi accessori: ovvero spese di trasporto, diritti doganali, e cosi via, di 36 centesimi. In piena emergenza il prezzo, dicevamo, è arrivato a 20 euro Iva esclusa. Sui tre indagati pendono accuse pesanti: abusando anche della loro qualità di prestatori d’opera necessari avrebbero in modo doloso approfittato di circostanze tali da ostacolare o quantomeno rendere alquanto difficoltosa la protezione sanitaria di pazienti, medici, infermieri, operatori della sicurezza e di ogni altra categoria particolarmente esposta al rischio di contagio.

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