SCORRANO- Era nell’aria e ora è arrivata la decisione: un “Tornado” vero e proprio, come l’operazione da cui è nato tutto. Nella seduta convocata in mattinata, il Consiglio dei Ministri ha deciso per lo scioglimento del Consiglio comunale di Scorrano per infiltrazioni mafiose. Sarà commissariato, dunque, l’ente che fino all’ultimo è stato guidato dal sindaco Guido Stefanelli, che non ha mai rassegnato le dimissioni nonostante i pezzi persi anche in seno alla sua maggioranza e il passo indietro della presidente del Consiglio che lo invitava a lasciare.
La delibera di Palazzo Chigi, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, precede dunque il decreto che dovrà firmare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E arriva a valle delle indicazioni fornite al Viminale dalla prefetta Maria Teresa Cucinotta, sulla scorta delle valutazioni fatte dalla commissione d’accesso che ha lavorato per tre mesi. Saranno le motivazioni contenute nei provvedimenti romani a chiarire meglio cosa sia emerso da quell’attività di approfondimento condotta tra l’estate e l’autunno scorsi.
Ciò che è certo è che il sindaco Guido Stefanelli è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa in seguito a intercettazioni che dimostrerebbero una presunta richiesta di sostegno elettorale a personaggi vicini alla criminalità organizzata in cambio di appalti e servizi pubblici. Nel mirino sarebbero finiti la gestione del parco comunale “La Favorita” con annesso chiosco bar e la gestione dei parcheggi comunali. Stefanelli si sarebbe impegnato inoltre a superare gli ostacoli burocratici ed amministrativi connessi alle aggiudicazioni, ottenendo come contropartita il sostegno del clan locale nelle competizioni elettorali alle quali era interessato. Lui si è sempre difeso, anche di fronte alla pm Maria Vallefuoco, chiarendo la sua completa estraneità ai fatti che gli sono stati contestati.
E’ stata l’operazione Tornado, si diceva, a provocare il terremoto a Scorrano, a fine giugno, con 30 arresti e la successiva interdittiva antimafia alla cooperativa che vedeva come presidente il sindaco, che ha rassegnato in seguito le sue dimissioni da ogni carica nell’azienda ma non dal Consiglio comunale.