Politica

Dal Consiglio ok alla manovra ma è bufera su Acquedotto pugliese

BARI – Il brividio dei numeri ballerini è durato poco. Il numero legale è caduto ma i consiglieri di maggioranza sono tornati ben presto nei ranghi, portando a casa la manovrina da 50milioni di euro. Ma la polemica divampa su Acquedotto pugliese.

Sfoltiti i 51 emendamenti c’è stato il tempo per confermare l’impianto della giunta e concedere qualche manovra qui e lì. E allora: come già noto, 9 milioni di euro vanno alla sanità per investimenti sugli immobili, 200mila euro all’assistenza dei pazienti oncologici, 4 milioni di euro per i contratti dei medici specializzandi e 20mila euro per sostenere le associazioni che fanno clownterapia. Si ai rimborsi anche per i maggiorenni affetti da malattie rare, 100mila euro per sostenere le famiglie dei pazienti affetti da mesotelioma. Via libera alla modifica della legge che consente di ampliare il fabbisogno delle grandi macchine diagnostiche nel pubblico e nel privato, evitando viaggi fuori regioni. L’Arif drena 1,5 milioni di euro, i consorzi 5 milioni. Al sostegno delle emittenti locali sono destinati 400mila euro. Un po’ di maretta c’è stata nel settore trasporti ma la spaccatura registrata in commissione è rientrata.

Soddisfatti il governatore Michele Emiliano e l’assessore al Bilancio, Raffaele Piemontese: “Conti e politiche di bilancio affidabili – hanno commentano – ci consentono di finanziare investimenti in modo sostenuto”. Ora si punta dritto al mese prossimo, tempo di ultimo bilancio per la legislatura.

Bocciatura totale, invece, da parte delle opposizioni:  per i Fratelli d’Italia la manovra consiste in “23 milioni di euro per mettere toppe ai disastri del centrosinistra di Emiliano”. Per il M5S sono “solo conflitti ed emergenze, senza alcuna programmazione”, mentre per FI: “Emiliano è senza visione e senza programmazione”.

Ma è un’altra la polemica divampata in seno alla maggioranza. Per Fabiano Amati, lo scandalo è la creazione di una newco pubblico privata in Aqp. “La Regione Puglia, socio unico di AQP – ha spiegato – non può avallare una nuova società con privati per la ricerca perdite e il risanamento reti, cioè nella gestione delle reti in esercizio. E se lo ha già fatto, o addirittura ispirato, sta commettendo uno scempio tecnico e politico”. L’ipotesi è la costituzione di una società mista. che gestisca 630milioni di euro, per effettuare la ricerca perdite e il risanamento delle reti, ma per Amati “determina di fatto l’ingresso dei privati nel settore più delicato del servizio idrico integrato: la gestione delle reti in esercizio”. I pentastellati hanno supportato la tesi del collega della maggioranza, chiedendo una audizone in commissione. I vertici di Aqp, però, hanno rinnegato lo scempio. “Pura capacità gestionale – dicono – L’incidenza della vetustà degli impianti, il deterioramento degli stessi, il bisogno di difendere l’acqua di cui è possibile disporre, senza disperderla nell’ambiente, obbligano l’azienda a ricercare forme di interventi che possano far conseguire, con gara pubblica, partner organizzati e in condizione di poter apportare tecnologia, innovazione e cooperazione”. Per Amati “tante parole per non dire nulla”.

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