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Xylella, Corte di Giustizia Ue condanna l’Italia: “troppi ritardi”

BRUXELLES- L’Italia non ha applicato le misure obbligatorie Ue per impedire il diffondersi del batterio Xylella fastidiosa, ritenuto responsabile del disseccamento rapido degli ulivi. E’ il pugno duro della Corte di giustizia Ue, che ha accolto il ricorso della Commissione Ue contro quelli che definisce ritardi e mancanze nelle ispezioni e nell’abbattimento delle piante infette da parte delle autorità nazionali.

Si tratta di una condanna per primo inadempimento: significa che prevede solo il pagamento delle spese processuali.

La sentenza conclude la prima fase di una procedura di infrazione che risale al 2015. Le misure di eradicazione Ue stabiliscono azioni di diversa intensità secondo le varie aree: in particolare, la zona infetta, che man mano si è spostata nella parte superiore delle province di Brindisi e Taranto, è delimitata a nord da una fascia di 20 km, a sua volta confinante con una zona cuscinetto, in cui si prevedeva in quegli anni anche l’estirpazione delle piante sane ricadenti nel raggio di cento metri da quelle malate.

Nel 2016 la Corte di giustizia, stando al principio di precauzione e in risposta ad un quesito sollevato da 24 agricoltori brindisini dinanzi al Tar Lazio, ha dichiarato la validità di queste misure a cui l’Italia non ha adempiuto: dunque, nella fascia di 20 km, non si è proceduto immediatamente alla rimozione di almeno tutte le piante infette. Nella zona di contenimento, non sarebbe stato effettuato a dovere il monitoraggio della presenza della xylella mediante ispezioni annuali effettuate al momento opportuno durante l’anno. Il batterio, però, può colonizzare non solo gli ulivi ma oltre 500 specie di piante diverse.

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