LECCE- Una frisa gourmet con stracciatella e tartare di gamberi e pinoli, servita sotto all’ombrellone al costo di 16 euro, fa scatenare la nuova bagarre sul caro-vacanze estive di quest’anno. 16 euro sono troppi o sono il prezzo giusto, dopo aver pagato 30 euro per due lettini e ombrellone?
La polemica impazza soprattutto sui social, dopo la denuncia di Sergio Valentini, già presidente dell’Associazione commercianti di Piazza Sant’Oronzo a Lecce, cliente, nei giorni scorsi, di un lido a Torre Lapillo. Un lido “vip”, come lo definisce lui stesso. La lamentela è per aver consumato due frise “salate”, non per l’eccesso di condimento, ma per il prezzo dovuto: 32 euro (16 euro a frisa, appunto). Da aggiungere 12 euro per due birre, servite però sempre sul lettino in spiaggia in un boule di ghiaccio. Totale 44 euro. Esagerato? Per Valentini decisamente sì, “l’anno prossimo – ha chiosato – anziché un mese faremo 2 mesi in Montenegro. Almeno i soldi sono ben spesi”.
A puntualizzare, però, i costi del servizio sono il titolare e lo staff del lido, il Togo Bay, a Porto Cesareo: “Partiamo dal presupposto che una frisa di grano pugliese, con lievito madre, pomodori, olio, rucola e capperi (tutti prodotti di qualità e a Km0), servita in un piatto in foglia di palma biodegradabile, costa solo 5 euro. La frisa che ha preso è la più costosa del menù, fatta con grano Senatore Cappelli, stracciatella, tartare di gamberi e pinoli, al costo di 14 euro. La sua costava 16 euro, perché anziché alzarsi dal suo comodo lettino, fare la fila per ordinare, aspettare la preparazione, trovare un posto per sedersi e mangiare e ritornare sul suo comodo lettino, ha preferito ordinare direttamente e comodamente presso la sua postazione, alla cifra ridicola di soli 2 euro in più. Stessa cosa per la birra, pagata 6 euro anziché 4.50, ma servita sempre al suo comodo lettino, in una boule con ghiaccio, quindi soli 1.50 in più”.
C’è poi l’altra questione sollevata: come denunciato sempre da Valentini, la figlia e la sua amichetta sarebbero state rimproverate perché mangiavano un panino portato da casa. “Si chiarisce – dice il titolare Ilario D’amato – che il personale del servizio spiaggia (e non addetti alla sicurezza) non ha assolutamente ripreso i bambini, ma la madre che aveva una taglia di focacce, mentre i bambini hanno continuato a pranzare con i loro panini”. Il lido riporta all’ingresso un regolamento in cui si spiega che non è consentito introdurre del cibo portato dall’esterno. Ma su questo va fatto un chiarimento, più volte reso noto anche dalla Capitaneria di Porto: si tratta di un divieto illegittimo, perché la concessione di una porzione di demanio pubblico, in questo caso la spiaggia, non autorizza in alcun modo il gestore a imporre divieti e regole che limitino la libertà della persona.