Cronaca

Omicidio Collepasso: in carcere il figlio. Il cadavere del padre in bagno, lui in cucina a mangiare la pasta

COLLEPASSO – Lui, che ha chiamato i carabinieri, è stato da subito il principale sospettato dell’omicidio dell’anziano padre. Nella notte è stato sottoposto a fermo e all’alba è stato portato in carcere Vittorio Leo, 48 anni, agente immobiliare. Sarebbe stato lui a dar fuoco, bruciandolo vivo, al padre 90enne Antonio Leo, preside in pensione.

Il corpo era nel bagno al primo piano della villetta bifamiliare in cui abitava, in via Don Luigi Sturzo. Il figlio occupava l’appartamento al piano terra, ma i due praticamente vivevano insieme.

La vittima ha perso la moglie un anno fa; aveva anche una figlia che abita a Roma.

I carabinieri hanno interrogato l’uomo in caserma insieme al magistrato di turno Luigi Mastroniani. In sette ore, hanno ascoltato quello che è un vero racconto dell’orrore. Vittorio Leo ha detto di essere rientrato a casa alle 12.45 e di aver trovato il padre in cucina intento a preparare il pranzo. Dice di aver preso una bottiglia -in plastica- di alcol, per automedicarsi, per disinfettare una piccola ferita -effettivamente poi riscontrata sul suo corpo-. Ma si sarebbe scatenata una lite con l’anziano padre. A detta del fermato, le discussioni erano all’ordine del giorno, il rapporto tra i due era molo difficile. Finché lui, in un accesso di rabbia, avrebbe tirato addosso al padre la bottiglia di alcol e, a causa del fornello acceso, l’anziano avrebbe preso fuoco trasformandosi in una torcia umana. Da quel momento, il buio. Leo ha raccontato che, per lo choc, è caduto in una sorta di trance, e di non ricordare più nulla.

Considerando che il corpo bruciato della vittima è stato ritrovato in bagno, è possibile che l’uomo abbia cercato di salvarsi scappando verso la doccia e non ci è riuscito. È morto bruciato. Certo è che il figlio, con il corpo senza vita del padre in bagno, si è messo a pulire tutta la casa e poi si è preparato un piatto di pasta e ha pranzato.

Solo cinque ore più tardi ha chiamato il 112. Al loro arrivo, i carabinieri della locale stazione si sono trovati davanti alla scena raccapricciante.

Da Lecce, sono arrivati anche i colleghi della Sezione Rilievi tecnici, specializzati nelle investigazioni scientifiche. Al piano inferiore è stata ritrovata la bottiglia che conteneva l’alcol.

Alle 4,00 del mattino, dopo il racconto del fermato, i militari sono tornati a perquisire il resto dell’abitazione che era stata, appunto, tirata a lucido.

Per il pm si tratta di omicidio, aggravato dal fatto che la vittima sia “l’ascendente”, ovvero un genitore, per il quale è previsto l’ergastolo. Per gli avvocati difensori di Leo, invece, è stato un incidente.

La madre di Vittorio è venuta a mancare un anno fa e in casa i rapporti tra i familiari non erano di certo buoni. A testimonianza di ciò, l’uomo che oggi è in carcere perché accusato di aver ucciso, bruciandolo vivo, l’anziano padre, 10 giorni fa ha pubblicato su Facebook la registrazione audio di due dialoghi con la sorella, psichiatra residente in provincia di Roma, dai contenuti che appaiono deliranti. Lei urla “Percuotimi!” e poi “Mi sta percuotendo!” e lui le dice di andar via, che quella non è casa sua. In sottofondo, anche la voce del padre.

Lui stesso aveva querelato la sorella per percosse. E ha pubblicato anche la citazione a giudizio nei confronti della donna. Saranno ovviamente gli inquirenti a far luce sui contorni della vicenda e sullo scenario familiare in cui è maturata.

 

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