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Il Comune di Otranto perde la guerra dei pontili: vanno smantellati in inverno

OTRANTO- La vittoria al Tar è durata appena cinque mesi. La Soprintendenza vince la guerra sui pontili del porto interno di Otranto: vanno smontati in inverno, dunque a partire da ottobre. Lo ha stabilito con sentenza il Consiglio di Stato, che ha ribaltato in appello il verdetto di primo grado.

Un braccio di ferro come pochi. Il 25 ottobre scorso, forte di una precedente sentenza sempre dei giudici di secondo grado, la Soprintendenza ha ordinato all’amministrazione di provvedere entro trenta giorni alla rimozione delle strutture all’interno della baia. È quella nota che il Comune ha impugnato.

La questione è nota: nel 2010, il Comune ha incassato l’ok della Soprintendenza all’installazione dei pontili con l’obbligo però di smontarli a fine stagione estiva. Troppe e troppo costose, però, le difficoltà in tal senso e le criticità ambientali: nel 2014 e poi nel 2016, il Comune ne ha chiesto il mantenimento perenne. Ha incontrato il muro della Soprintendenza e ha perso nella prima guerra giudiziaria.

Poi, si è aperto il secondo filone: nell’ottobre scorso, il Comune ha proposto un nuovo progetto, prevedendo l’abbassamento di un terzo del piano calpestio, per ridurre l’impatto visivo. In sostanza, poiché di per sé le strutture nel tempo si erano già abbassate, era un modo per mantenerle. Quel progetto è stato approvato in seno ad una infuocata Conferenza di servizi che ha incontrato ancora una volta il niet della Soprintendenza.

Il 7 novembre scorso, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha proposto al Presidente del Consiglio dei Ministri rituale opposizione contro la determinazione conclusiva della Conferenza dei servizi, cui ha fatto seguito la nota della Presidenza del Consiglio dei Ministri relativa alla convocazione di una riunione istruttoria per fine novembre scorso.

Nel frattempo, a gennaio il Comune ha vinto il ricorso al Tar contro la nota della Soprintendenza che ne imponeva lo smantellamento: gli atti del nuovo progetto, secondo i giudici leccesi, non possono ritenersi illegittimi. Non è così, invece, per i colleghi romani, che ribadiscono che il mantenimento dei pontili “comporta l’alterazione permanente dell’integrità visiva e della cornice ambientale dei beni tutelati”. E dicono anche che “ non può essere condivisa l’interpretazione tentata dal Comune, che ha voluto leggere riduttivamente il precetto giurisprudenziale, mettendo in ombra la chiarissima disposizione che censura in sé lo stabile mantenimento in loco”.

Di più: “considerato che il progetto proposto non è un mero miglioramento dell’attuale” ma un modo per lasciare lì quei pontili già installati, è di conseguenza anche una strada per “non attuare il dictum della sentenza”, insomma, per eluderla. Quindi la richiesta di rimozione avanzata dalla Soprintendenza è legittima. Il Comune è stato condannato anche al pagamento delle spese. Ora però si attende che la Presidenza del Consiglio dei Ministri faccia anche il suo passo.

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