MELENDUGNO- “Un piano di riduzione della dipendenza dell’Europa dal gas russo sembra traballante”. Stavolta a dirlo non è solo Telerama. Titola così, infatti, un articolo apparso il 5 gennaio scorso su The Economist, uno dei più importanti settimanali inglesi. E cosa c’entri con il Salento è presto detto: il gasdotto Tap è il protagonista del Corridoio meridionale del gas (Sgc), la strada maestra per portare in Europa il gas naturale estratto nel Mar Caspio, in Azerbaigian. E quel progetto, com’è risaputo, è stato sponsorizzato dall’Italia e sostenuto dall’Ue, anche finanziariamente con dei prestiti importanti, proprio perché dovrebbe ridurre la dipendenza del vecchio continente dalla Russia e differenziare le fonti di approvvigionamento. La lunga crisi ucraina è stata considerata la prova provata di questo bisogno.
E invece? Per il giornale londinese, quel progetto, che ha costo complessivo di circa 35 miliardi di euro e dovrebbe divenire operativo dal 2020, piuttosto che aumentare la sicurezza energetica dell’Ue rischia di enfatizzarne la dipendenza dalla Russia. D’altronde, i nomi sono noti: una delle società che partecipano al progetto, la russa Lukoil, è ritenuta “una longa manus del Cremlino”.
Non solo. Per “The Economist”, il Corridoio Sud garantirà appena il 2 per cento del fabbisogno energetico dell’Ue. Anche perché il prezzo del gas importato dall’Azerbaigian è considerato competitivo per la Turchia e per i paesi europei meridionali ma non per gli altri stati dell’Europa centrale e del nord.