Cronaca

Case popolari, il Riesame su Pasqualini: personalità negativa e scaltra

Sono state depositate le motivazioni con le quali il tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta di scarcerazione dai domiciliari ( ai quali si trova dal settembre scorso) per l’ex assessore Luca Pasqualini, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle case popolari, richiesta avanzata dal suo legale Giuseppe Corleto. I giudici hanno richiamato in pieno l’ordinanza a firma del gip Giovanni Gallo sottolineando e ribadendo il vincolo associativo che tiene insieme i principali indagati ( Monosi, Pasqualini Torricelli e Gorgoni), membri di un’ associazione finalizzata alla consumazione di un gran numero di delitti contro il patrimonio e la fede pubblica.

Il ruolo di Pasqualini: “Nella sua qualità di addetto all’ufficio Casa del comune di Lecce dal novembre 2004 al giugno 2012, poi come assessore alla Polizia Municipale e mobilità dal giungo 2012- scrivono i giudici-  approfittando della posizione verticistica nell’ambito del comune e delle sue conoscenze, riusciva ad imporre le sue decisioni ai funzionari anche estranei all’associazione, per favorire le persone che appartenevano al suo bacino elettorale”. Oltre che con Monosi e Perulli i giudici sottolineano i rapporti con Monica Durante, portavoce del gruppo dei cosiddetti “amici di Pasqualini“. Infatti quando gli assegnatari degli immobili di via Potenza volevano iniziare una protesta per il ritardo nella consegna degli alloggi “Il Pasqualini immediatamente contattava la Durante , riconoscendo alla stessa il potere di intervenire proficuamente per calmare gli animi e sedare ogni forma di protesta.  Nelle conversazioni intercettate, non si limitava a chiedere al Monosi informazioni sui tempi di assegnazione, ma si attivava affinché i tempi di consegna fossero più brevi possibili. E’ evidente che la Durante e le persone da lei rappresentate costituivano un importante bacino elettorale non solo per il Monosi, ma per il Pasqualini stesso”.

Secondo i giudici del Riesame “Pasqulini aveva un ruolo verticistico nell’organizzazione e si evince anche il suo coinvolgimento nelle vicende relative all’assegnazione delle case popolari nonostante la cessazione dell’incarico presso l’ufficio Casa, come si evince da una conversazione : “Ho già mosso tutto.. perché già mi stanno dicendo che io sto andando lì  e sto facendo le cose che facevo prima praticamente ” confermando la sistematicità e l’abitualità con la quale compiva favoritismi di tipo clientelare e che aveva dichiaratamente il potere di continuare a porre in essere nonostante la cessazione dell’incarico  e ricollegati ad un tornaconto elettorale, come si evince da un’altra intercettazione in cui un suo interlocutore dice : “se fino alle prossime elezioni non risolvi niente non ti voterò“.

E poi c’è la vicenda della corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e riguarda l’assegnazione illegittima di un alloggio a due coniugi, la “chiacchierata” vicenda dei presunti favori sessuali. ” Gravi gli indizi di colpevolezza per questo episodio, perché non vi possono essere dubbi che le prestazioni sessuali siano l’utilità conseguita dall’indagato per gli atti contrari ai doveri d’ufficio compiuti”.

Il Riesame ha quindi rigettato le richieste della difesa, ovvero la scarcerazione dai domiciliari: “Sussiste il pericolo dell’inquinamento probatorio e il pericolo di commissione di reati della stessa specie- motivano i giudici- e’ emersa una capacità non comune di Pasqualini di alterare la realtà fattuale, di predisporre documentazione falsa per dare un’apparenza di legittimità ad un sistema endemicamente illecito ed appiattito sui propri interessi personali ed egoistici, in spregio degli interessi pubblici sottesi all’ufficio ricoperto. L’indagato quindi, ove non sottoposto a misura, potrebbe pregiudicare in concreto l’acquisizione della prova”. I giudici parlano inoltre di “Pericolo della reiterazione del reato tenuto conto delle allarmanti modalità del fatto nonché della personalità negativa dell’indagato che, seppure incensurato, ha dimostrato un’estrema scaltrezza nella commissione dei delitti. E questo lo dimostra il fatto che nonostante le perquisizioni nei suoi uffici, ha continuato imperterrito a commettere i delitti diventando solo più scaltro. Le esigenze cautelari quindi devono ritenersi attuali, né le sue dimissioni le hanno fatte venir meno”.

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