CURSI- Un accertamento tecnico sulla pistola usata da Roberto Pappadà la sera del 28 settembre in via Tevere a Cursi, l’arma che ha sparato 5 colpi con i quali sono stati uccisi Francesco e Andrea Marti, Maria Assunta Quarta e ferita Fernanda Quarta. L’ ha disposta la dottoressa Donatina Buffelli e nei prossimi giorni ci sarà il conferimento dell’incarico al perito. Un esame irripetibile che servirà ad individuare le caratteristiche dell’arma e che sarà eseguito alla presenza delle parti. Un passo in avanti nell’indagine sulla strage familiare compiuta proprio con il revolver Smith&Wesson calibro 357 magnum con canna a 2 pollici che Pappadà ha dichiarato di essersi procurato appositamente anche se non ha voluto rivelare come e da chi. La matricola non c’è. Potrebbe essere abrasa oppure l’arma potrebbe non essere mai stata registrata. Un mistero che i carabinieri del Reparto Operativo e del Nucleo Investigativo di Lecce vogliono naturalmente risolvere. L’uomo, reo confesso del triplice omicidio si trova ora nel carcere di Taranto. Il suo avvocato, Nicola Leo, ha avuto un colloquio con lui sabato scorso. Dopo l’isolamento nel carcere di Lecce ora si trova insieme ad altri detenuti. Il legale sta valutando di avanzare richiesta di perizia psichiatrica per accertare se l’uomo fosse in grado di intendere e di volere al momento della strage. Ma questo avverrà in sede di udienza preliminare.
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