Cronaca

La geografia dei clan: Lecce e Taranto spartite per quartieri, duopolio a Brindisi

SALENTO- Come i grani di un rosario, come in origine era stata pensata: la Scu non è mafia che ha un vertice ma un reticolato di gruppi più o meno autonomi che si spartiscono i propri territori d’origine.

Lo racconta la geografia dei clan, tutti ancorati alle figure dei vecchi capi, anche se da decenni sono dietro le sbarre, perché le nuove leve non hanno lo stesso carisma. Testimonianza ne è anche il fatto che tutti i gruppi continuino a versare il cosiddetto “punto” o “pensiero” alle famiglie dei detenuti per il loro mantenimento. In tutte e tre le province, come rimarcato dalla Dia, la Scu resta una “criminalità priva di identità, per quanto ci sia il tentativo di qualcuno di delinearla”. “In tale contesto, compagini di matrice straniera – soprattutto albanese, maghrebine e dell’Est Europa – sono riuscite, nel tempo, a ritagliarsi degli spazi di autonomia nella gestione delle attività illecite”. (Leggi la relazione)

A Lecce città, in alcuni quartieri, sono operativi “elementi criminali che, in un clima di convivenza, riescono ad imporsi come unici fornitori degli stupefacenti per la successiva vendita al dettaglio”. Egemoni sono i gruppi di Brigante e Pepe, che si avvalgono della collaborazione criminale dei Tornese di Monteroni, influenti sulla quasi totalità del leccese, compreso il territorio di Gallipoli, dove risulta ormai disarticolato lo storico clan dei Padovano”. A parte i De Tommasi-Pellegrino tra Squinzano, Campi e Trepuzzi, anche nella fascia dei comuni posti a sud del capoluogo si hanno piccole batterie criminali: i Leo nella zona di Melendugno, i Rizzo in quella di Cavallino, i Coluccia in quella di Galatina. Con quella collaborava il gruppo di Sogliano Cavour prima di passare al gruppo Greco. E lì si è giunti allo scioglimento dell’amministrazione comunale, terzo Comune dopo Surbo e Parabita.

A Brindisi, ci sono stati scontri tra famiglie ma non una vera guerra di mala. Permane il dualismo tra mesagnesi e tuturanesi, perfettamente in armonia tra loro. Anche le dichiarazioni dei collaboratori lo confermano. Restano anche i legami tra le due province di Lecce e Brindisi, perché i clan si scambiano favori e sono in comunione di affari, legati dal business della marijuana che proviene dall’ Albania e spesso diviene merce di scambio per cocaina ed eroina che arriva da altre regioni.

 

A Taranto, le ordinanze di custodia cautelare molto incisive hanno posto un freno all’effervescenza criminale della città. La spartizione è sulla base dei quartieri. E si affaccia sul panorama criminale la seconda generazione, quella dei figli di vecchi boss. Nella provincia ionica, la managerialita è venuta a galla soprattutto con l’operazione “Impresa” nel comune di Manduria, toccando anche l’amministrazione locale.

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