Cronaca

Tre anni senza Ivan, la famiglia denuncia la PM. Il 12 luglio udienza contro l’archiviazione del caso

ACQUARICA DEL CAPO – A tre anni esatti dalla morte di Ivan Ciullo, in arte “Navi”, il deejay trovato impiccato il 22 giugno del 2015 ad un ulivo nelle campagne tra Taurisano e Acquarica del Capo, nessuno sa cosa sia accaduto realmente. Alla tenacia e al coraggio dei genitori – Rita e Sergio – che non si sono arresi, le istituzioni hanno innalzato un muro, un muro di omissioni, di errori investigativi, troppo gravi e troppo frequenti da non chiedersi PERCHE’? Troppi gli interrogativi che non hanno avuto risposte in questi 36 mesi.
Pieno di vita, di interessi: Cantautore, DJ e Speaker radiofonico, Produttore musicale, Fonico ed infine la passione per la scrittura, il legame fortissimo con mamma Rita e papà Sergio, una nuova relazione sentimentale: nessun motivo per togliersi la vita.
Eppure, fin dall’inizio, il caso è stato liquidato frettolosamente come un suicidio, sulla base del fatto che accanto al corpo è stata trovata una lettera di addio ai genitori. Lettera scritta al computer, le uniche parole autografe sono nella intestazione della busta- “Per mamma e Sergio” – e NON è la scrittura di Ivan. Lo ha dichiarato anche un perito, ma in via informale, perché la PM non ha mai voluto autorizzare la perizia calligrafica sull’originale della busta.  Di recente, difronte alla seconda richiesta di archiviazione presentata dalla PM e alle sue evidenti lacune, hanno presentato una formale denuncia-querela al Tribunale di Potenza nei confronti della PM della Procura di Lecce per il reato di omissione di atti d’ufficio.

Dopo aver respinto l’iniziale richiesta di archiviazione, il giudice per le indagini preliminari, Vincenzo Brancato, il 27 febbraio 2017, aveva chiesto agli inquirenti un ulteriore approfondimento investigativo, procedendo all’acquisizione delle celle telefoniche agganciate sia dal cellulare in uso a Ivan sia da smartphone, tablet e utenze in uso all’uomo con cui Ivan aveva intrattenuto contatti fino all’ultimo, disponendo altresì di acquisire eventuali dati GPS. Già nel corso dell’udienza di discussione i legali dei genitori di Ivan avevano fatto presente la necessità di acquisire quei dati in tempi celeri, poiché, trascorsi due anni dal fatto, i dati telefonici sarebbero stati eliminati per sempre dalle varie compagnie telefoniche.
In effetti, accade che i due cellulari vengano sequestrati con urgenza il 15 marzo 2017, ma “l’acquisizione presso gli operatori di rete di accesso per le comunicazioni” è stata richiesta dal PM in data 10.10.2017 e l’incarico al consulente tecnico venga assegnato solo il giorno 21 giugno 2017, ovvero il giorno del secondo anniversario della morte di Ivan.
Di conseguenza le compagnie telefoniche interessate, hanno comunicato che, essendo trascorsi i 24 mesi previsti dalla data della comunicazione dei dati di traffico telefonico, gli stessi erano stati distrutti. A questa seconda richiesta di archiviazione, il legale dei genitori, AVV.Francesca CONTE ha presentato le loro opposizioni.
Il prossimo 12 luglio è prevista l’udienza di discussione davanti al GIP.

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