Attualità

“Il rinascimento del vino”: un ettaro su 8 coltivato a uve bio

LECCE- C’è chi lo definisce il “rinascimento del vino”, perché questa fase che sta vivendo l’intera regione Puglia sembra essere davvero un nuovo inizio. Cominciando da ciò che fa bene: un ettaro su otto di vigneti è coltivato a uve bio. Nei giorni in cui a Verona si avvia il Vinitaly, le etichette locali con la fogliolina verde sono tante, a conferma del fatto che la Puglia è la seconda regione italiana per questa produzione naturale, con 10.900 ettari nel segmento del vino bio e biodinamico. Anche il tappo si fa bio, in “carbon neutral”, riciclabile al 100 per cento e realizzato con materiali rinnovabili d’origine vegetale. E se è già una svolta, la volata si aspetta d’ora in avanti, visto il regolamento comunitario che disciplina l’intero processo enologico e non la sola fase di coltivazione in campo delle uve bio, ciò per cui si può etichettare il vino come “biologico” e non più come “ottenuto da uve biologiche”.

Una nuova stagione, dunque, segnata anche dalla crescita record delle esportazioni: +21,5 per cento in un anno, secondo le elaborazioni di Coldiretti Puglia su dati Istat, per un valore complessivo di 149 milioni di euro. La maglia rosa va al Primitivo, che, con un aumento del +21 per cento, è al secondo posto in Italia della classifica dei vini che hanno avuto il maggior incremento nelle bottiglie acquistate nel 2017.

Non c’è solo il lavoro sui campi, nelle cantine e nella distribuzione commerciale. C’è l’indotto, che va dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti agli accessori, dai vivai agli imballaggi, fino all’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere.

Un patrimonio da non disperdere. E da difendere soprattutto dall’attacco dei falsari, legandolo una volta di più al territorio, rendendolo suo veicolo. Ciò che si può fare, come insistono da Coldiretti, puntando sui marchi di qualità. E facendo restare qui le coltivazioni: il blocco dei diritti di reimpianti fuori regione è una nuova chiave di volta. Una produzione tradizionale da declinare in chiave innovativa, inoltre. Ne sono testimonianza le uve Sauvignon coltivate in riva al mare di Taranto; gli occhialini avveniristici per ‘immergersi’ nelle Terre del Neagroamaro, frutto di una collaborazione tra le cantine di Guagnano e uno spin off dell’Università del Salento; poi il pesto a base di foglie di vite ideato a Castellaneta. E le creme anti-età per viso e corpo.

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