Ambiente

Ulivi, paesaggio, rischio idraulico: le criticità non superate del gasdotto Snam

LECCE- Un progetto contrastato prima e su cui la Regione Puglia conferma le criticità. È quello che emerge dalle determinazioni del dirigente Sezione autorizzazioni ambientali sul metanodotto Snam, che dovrebbe attraversare per 55 chilometri le province di Lecce e Brindisi, per collegare il gasdotto Tap da Melendugno alla rete nazionale del gas alle porte di Mesagne.

Gli atti sono quelli relativi alle verifiche di ottemperanza delle prescrizioni imposte prima dell’avvio dell’opera. A gennaio, la Regione aveva comunicato l’interruzione dei termini del procedimento ma il Ministero dell’Ambiente le ha ordinato di andare avanti, perché per queste verifiche non rileva “il fatto che il progetto risulti allo stato ancora in corso di autorizzazione”.

E dunque, si diceva, i nodi. Il più importante attiene all’espianto, trasporto e reimpianto di tutti gli ulivi, migliaia, presenti lungo il tracciato. La Commissione tutela alberi monumentali, il 19 febbraio scorso, è stata netta: “non ci sono le condizioni per verificare” diverse questioni, come la riduzione della pista di lavoro a 24 metri, se le aree siano olivetate, se quelle previste per lo stoccaggio siano effettivamente seminativi e, soprattutto, non si può accertare se gli alberi verranno ricollocati dove sono, perché “non c’è alcun elaborato che indichi l’ubicazione delle piante di olivo pre e post operam”. Quindi, la prescrizione A11 è dichiarata “non ottemperata”.

Stesso discorso, per “documentazione non esaustiva”, per quella (A.8) che impone interventi di mitigazione dell’impatto paesaggistico, come il mascheramento delle opere con fasce arboree e arbustive. Idem per quella (A.13) per cui è necessario predisporre una progettazione esecutiva per tutela e ripristino di biodiversità e paesaggio rurale (muretti a secco, pagghiare, specchie). In questo caso, infatti, non sono stati indicati habitat tutelati come i prati e pascoli del Comune di Lecce e i boschi di Torchiarolo, ulteriori rispetto a quelli inseriti nel piano paesaggistico regionale e per cui sono necessari approfondimenti aggiuntivi.

Anche sul rischio sismico (A.2.) non c’è approvazione: non si “rileva alcun riscontro” sulle verifiche prescritte dal Ministero relativamente agli interventi di ampliamento del terminale di Brindisi. Non passa neppure la prescrizione n. A.7 sul rischio idraulico. Negli elaborati, infatti, “è riportato genericamente che le lavorazioni saranno effettuate nei periodi di magra”, considerazione non sufficiente “nell’ipotesi di un eventuale evento di piena che potrebbe aggravare la pericolosità idraulica delle attuali aree contermini”.

Viene dichiarata ottemperata, invece, solo la prescrizione (A.3) relativa alle indagini geofisiche condotte sulle aree prossime a forme carsiche, per verificare la tenuta di eventuali crolli.

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